
Il tempo trasforma. Eppure ogni cosa sembra immutata. Edwin St. Andrew, nel 1912, si trova in Canada, nella foresta di Caiette, quando ai piedi di un immenso acero sente quel suono. È un violino e, a seguire, un rumore spaventoso, metallico, idraulico. Woash. Lo sente provenire da ogni direzione, come se fosse ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. Forse solo nella sua mente. Quell’episodio lo stordirà, cambiandone la vita per sempre... Nel 2020, il compositore Paul James Smith accompagna il suo spettacolo con un video girato dalla sorella scomparsa. Sullo schermo appare una foresta, un albero gigantesco e poi più nulla. Nero. Si sente però un rumore indefinito, preceduto dalla melodia di un violino... Olive Llewellyn, scrittrice proveniente da Colonia Due, nel 2203 si trova sulla Terra per un tour letterario. Ha scritto un romanzo che a breve diventerà un film: Marienbad. Una delle scene più amate dai lettori è quella di un violinista che suona per diletto al terminal di aeronavi di Oklahoma City, sognando di trovarsi nel mezzo di un bosco frondoso... Pur non essendone consapevoli, essi condividono molto altro. Ognuno di loro, ad esempio, può dire di aver conosciuto Gaspery-Jacques Roberts: impiegato all’Istituto del Tempo, nel 2403. È un investigatore con il compito di comprendere le disfunzionalità temporali che hanno legato le vite di persone appartenenti ad epoche distanti. L’unico modo per farlo è lasciare la Luna e tornare sulla Terra, nel passato, per interrogare i protagonisti della vicenda senza lasciarsi condizionare da ciò che accadrà loro nel futuro. Non deve rivelare la sua identità e, soprattutto, non può interferire nel corso del tempo. Gaspery era convinto di vivere nel momento culminante della storia, eppure più viaggia a ritroso e più comprende che il tempo è fatto di momenti isolati, essenziali nel minuscolo spazio che occupano. Quale anomalia permette al passato e al futuro di coesistere nello stesso momento?
Emily St. John Mandel, autrice di L’hotel di cristallo e Stazione undici, diventato una serie tv Netflix, torna in libreria con Mare della tranquillità. Si tratta di una storia basata sul concetto di metaverso, di realtà non univoca. Vi sono una quantità sconosciuta di universi nei quali essa assume un diverso aspetto. Nella storia, un varco temporale apre un legame tra epoche diverse, annullando il concetto di ‘passato’ e quello di ‘futuro’, ma anche quelli di ‘realtà’ e ‘finzione’. Gaspery non è solo l’investigatore incaricato di scoprire perché questa anomalia si sia verificata, ma è anche il nostro personale agente segreto. Grazie a lui possiamo comprendere la domanda che vuole farci l’autrice: se tu sapessi cosa ti aspetta nel futuro, cambieresti il tuo presente? E se la risposta è sì, allora ci dobbiamo chiedere: che importanza ha, alla luce di ciò, il tempo? Concetti complicati, certo. Eppure l’autrice trova un modo più che magistrale per aiutarci a comprendere. Il virus. Esso dimostra come, a discapito della tecnologia, del progresso e del ‘futuro’, il tempo sia ciclico. Dall’Ebola, al Covid-19, fino ad una nuova epidemia devastante che colpisce la Terra e la Luna nel 2200. Ad ognuna di esse, l’uomo è impreparato. Che cos’ha insegnato allora il passato? Ciò che abbiamo vissuto non sopravvive al tempo? Emily St. John Mandel si conferma un’autrice fuori dagli schemi. Come nei romanzi precedenti, anche Mare della tranquillità non lascia in pace il lettore. Leggere la storia significa, restando in tema, farsi risucchiare in un mondo parallelo. Eppure, è il nostro. Assistiamo ad un colpo di genio che, con un linguaggio semplice e trasparente, simula una realtà prossima. Non è dato sapere se essa sia uno spoiler sul futuro, ma, ciò che maggiormente affascina è vedere come, nell’universo futuristico idealizzato da Emily St. John Mandel, non molto in realtà sia cambiato: stessa umanità, stessa ferocia.