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Marte oltre Marte

La prima Era spaziale nasce concretamente – se non si considerano le visioni profetiche di alcuni scienziati, scrittori e pensatori – con la Seconda guerra mondiale e le V-2 naziste, i primi razzi balistici intercontinentali. La tecnologia tedesca, dopo la sconfitta del III Reich, viene spartita tra URSS e USA e parte la leggendaria competizione tra Wernher Von Braun e Sergej Pavlovič Korolëv che sarà alla base della cosiddetta “Space Race”, andata avanti fino al 1975 e alla dismissione del programma Apollo da parte della NASA. Tra 1970 e 1981 comunque le due superpotenze si dedicano all’invio di sonde su Mercurio, Venere e Marte (con risultati controversi) o verso regioni più remote del Sistema Solare ed oltre (le sonde Voyager). A questo periodo risalgono il poco noto “Outer space treaty” (1967) – proposto da URSS, Regno Unito e USA e siglato da più di 100 nazioni e concernente un primo quadro giuridico di base per una legge internazionale sullo spazio – e il celebre “Moon Treaty” (1979) – un trattato, fallito per la mancata adesione di USA e altre nazioni importanti, che proponeva la proibizione della proprietà privata sulla Luna. La seconda Era spaziale prende il via nel 1981 con la nascita dello Space Shuttle e vede un sostanziale arretramento dei confini dell’esplorazione spaziale, almeno per quanto riguarda gli equipaggi umani. Di importanza capitale però la legge federale promulgata dall’Amministrazione Reagan nota come “Commercial space launch act” (1984), che promuoveva e incoraggiava la partecipazione di aziende private al programma spaziale statunitense. È proprio grazie a questa legge che nel 1998 è nata la Space Frontier Foundation, una no profit che da allora si occupa di difendere interessi “connessi all’esplorazione dello spazio, al suo sfruttamento e alla sua colonizzazione soprattutto da parte di energie private”. È da questo ambito che negli anni Novanta nasce la corrente di pensiero legata al cosiddetto “alt.space”, che guardava al Sistema solare come ad un nuovo West da colonizzare, con una “non troppo velata deriva suprematista”. La terza Era spaziale parte dal 1995, con l’individuazione del primo esopianeta, 51 Pegasi B, e con l’inizio della stagione dei rover sulla superficie di Marte. Si passa da “alt.space” a “NewSpace”, il movimento che sta tuttora creando una New Economy spaziale, con tutta una serie di startup di settore potenti e dinamiche. È un nuovo ciclo del capitalismo contemporaneo…

Cosa succederà quando la tecnologia renderà possibile lo sfruttamento intensivo e/o il popolamento dello spazio extra-atmosferico, per esempio con la creazione di colonie e miniere sulla superficie della Luna o di Marte? Quali saranno le implicazioni e le conseguenze della trasformazione del capitalismo in senso multiplanetario? A queste domande tutt’altro che oziose prova a rispondere Cobol Pongide, figura molto nota della controcultura romana. Appassionato (e anticonformista) studioso di astrofisica, esobiologia e astronautica, è un apprezzato musicista underground e un cicloattivista di primo piano. È riuscito a conciliare due tra le sue più grandi passioni nella geniale sintesi dell’Ufociclismo, ma qui si concentra invece sulla definizione dello spazio extra-atmosferico come terreno di conflitto politico, economico e sociale. Parte delle riflessioni contenute nel seminale volumetto nascono dal convegno periodico Mars Beyond Mars https://ufociclismo.wordpress.com/tag/convegno-spazio/, che Cobol Pongide cura con Daniele Vazquez da qualche anno. L’idea è che il “Commercial space launch competitiveness act” dell’Amministrazione Obama nel 2015 sia stato il culmine di una tendenza vecchia di decenni e che abbia creato un quadro legale e normativo per lo sfruttamento minerario di pianeti e asteroidi che ha permesso a una serie di aziende private (la più celebre è la SpaceX di Elon Musk, ma ci sono anche la Blue Origin di Jeff Bezos, Orbital Sciences, Planetary Resources, Astrobotic, Planet, Space Adventures, Virgin Galactic e tante altre) quasi tutte con rendimenti di Borsa eccellenti, il che fa pensare che i mercati abbiano scommesso pesantemente sulla colonizzazione almeno della Luna (per non parlare del terraforming di Marte) in pochi decenni. Le élite finanziarie hanno messo le mani sullo spazio, insomma, estendendo preventivamente le regole del domino capitalistico anche al resto del sistema solare, in caso qualcuno si stesse facendo illusioni. Conclude la sua appassionante e amara analisi Cobol Pongide: “L’aspetto forse più originale del NewSpace risiede negli specifici set culturali che propone e che vanno dalla dimensione della biologia cosmica come generale terreno del conflitto, all’esobiologia come incubatrice biopolitica, passando per la terraformazione come generica tattica d’espansione”. L’immagine, un rendering di un progetto di habitat su Marte, è stata realizzata dalla NASA ed è concessa in licenza Creative Commons.