
Nella avveniristica stazione di Reggio Emilia, progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, Franca sale sul Frecciarossa diretto a Napoli: si accomoda nel posto vicino al finestrino nonostante non sia il suo e comincia a osservare i compagni di viaggio. Dopo pochi istanti, un altro passeggero le si accosta esaminando i numeri sui sedili, si accorge dell’errore di Franca ma allo stesso tempo le dice di rimanere seduta dove più le aggrada. La donna lo ringrazia e, quando osserva il suo viso frontalmente e non più solo di profilo, le pare abbia un’aria familiare, anche se dapprima non riesce a focalizzarlo. Grazie al cellulare che tira fuori prontamente dalla borsa e soprattutto a Facebook, ritrova quel viso e i messaggi che lei e quel signore si sono scambiati un po’ di tempo prima: Odoardo, così si chiama l’uomo ora seduto di fronte a lei, era stato uno dei tanti “figli” acquisiti della signora Giovanna, la mamma di Franca mancata da un anno e mezzo, quando lavorava come bidella al Liceo Scientifico Manfredo Fanti di Carpi. Proprio lui aveva commentato con affetto e commozione una vecchia foto pubblicata da Franca che ritraeva Giovanna l’ultimo giorno di servizio: Odoardo l’aveva ricordata come una seconda “mamma” che quotidianamente per cinque anni lo aveva atteso dentro le mura del suo liceo. Da questa improvvisa “epifania” comincia per Franca un lungo viaggio della memoria in cui emergono i tanti ricordi legati alla madre e agli ultimi anni della sua vita. Attraverso la voce narrante della figlia, ritornano tante scene di vita di provincia con la signora Giovanna come protagonista: le passeggiate per il centro di Carpi, le botteghe storiche, come l’alimentari di Lea e Dante o la merceria delle Gibertoni, i pomeriggi trascorsi nello spaccio aziendale di famiglia, le scaramucce con la cugina Irma e le cene con Teresa, la vicina di casa. Rivivono così la spontaneità di Giovanna che guizzava attraverso semplici e argute uscite dialettali, la sua figura curata e dignitosa a cui non mancava mai un filo di rossetto carminio e un foulard al collo, l’amore profondo per la figlia che, nei momenti più difficili della malattia, trova sempre amorosa accanto a sé...
Franca Gualtieri, imprenditrice nel campo della moda e del design, scrittrice alla sua seconda fatica letteraria dopo L’anima dello stivale, in Materni dettagli non solo racconta alcuni episodi di vita familiare, ma indaga soprattutto il complesso e profondo rapporto madre-figlia. Nell’ultima parte della vita di Giovanna, Franca deve far i conti con una sorta di scambio di ruoli, quando appunto le madri, che sono state le colonne della nostra vita, improvvisamente hanno bisogno di sostegno e conforto. Attraverso ingenue bugie e piccole finzioni, Giovanna vorrebbe ancora conservare la propria indipendenza e allo stesso tempo, un po’ come una bambina capricciosa, tenere legata a sé la figlia tanto amata. Franca impara piano piano ad accettare la progressiva perdita di autonomia e la fragilità emotiva della madre, in contrasto con l’immagine forte e guerriera della sua infanzia, e ad amare quei piccoli scontri che avvengono “per malizia o semplicemente per fatalità”, reputandoli “materni dettagli”.