
Cosa fareste se improvvisamente, mentre ve ne state dormendo belli tranquilli, veniste rapiti da alieni provenienti da Tralfamadore? E se vi portassero sul loro pianeta per “studiarvi” rinchiusi in una specie di zoo insieme ad una bellissima donna, attrice porno sulla terra? E come sarebbe la vostra vita se improvvisamente scopriste di poter vivere contemporaneamente in più dimensioni temporali e di potervi spostare casualmente da una all’altra? Sembra impossibile eppure è questa la storia di Billy Pilgrim: ex prigioniero di guerra, testimone dell’atroce bombardamento che rase al suolo la città di Dresda sul finire della Seconda guerra mondiale, scopre in tarda età la sua peculiare caratteristica di “spastico nel tempo” e decide di raccontare la sua storia. Poco importa se tutti lo prendono per un vecchio rimbambito e non danno credito alle sue parole, dato che Billy ha imparato dai tralfamadoriani il vero funzionamento della dimensione temporale: nulla passa definitivamente e ogni persona vive contemporaneamente ed eternamente in ogni istante della sua vita...
Se non l’avete ancora fatto, leggete Kurt Vonnegut jr., e magari cominciate proprio da Mattatoio n.5, forse la sua opera più famosa, definito “uno dei più importanti libri contro la guerra che siano mai stati scritti”. Sì perché i viaggi nel tempo, il pianeta Tralfamadore e i suoi buffi abitanti sono un originale, geniale pretesto per denunciare non solo la Seconda guerra mondiale a cui Vonnegut (Pilgrim) ha preso parte, ma tutte le guerre, assurde già in partenza. Un viaggio su Tralfamadore è necessario per capire come stanno le cose veramente: al di là di tutte le propagande, ogni guerra è una terribile crociata di bambini, perché sono solo bambini quelli mandati a morire per folli ideali. I viaggi nel tempo di Pilgrim, assolutamente incontrollabili e totalmente arbitrari, rendono l’intreccio appassionante, e fotografano ogni volta un momento diverso della storia degli Stati Uniti, dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, suggerendo un’idea di inevitabilità del destino. Vonnegut jr. dice cose verissime, belle e terribili. Strappa un sorriso e una smorfia, e lo fa grazie al paradosso, forse l’unico modo possibile per denunciare senza mezzi termini l’Orrore. Una scrittura apparentemente naif che invece, inaspettatamente, ci presenta temi scottanti, scomodi, ci fa riflettere. Il fatto che il libro, scritto negli anni Sessanta, risulti ancora attualissimo, è solo un’altra prova del suo valore. Piacevole, divertente, intelligente: da leggere.