
È estate in una Verona mezza deserta e assolata. Per cercare un po' di aria fresca e qualche chiaro pensiero che la aiuti a risolvere il caso che sta seguendo, l'ispettore di polizia Loreta Assensi percorre all'alba di lunedì la stradella che, attorcigliandosi attorno alla collina, conduce alla cima delle Torricelle. Qui però, fra le ville del ricco quartiere veronese, l'affascinante investigatrice dai capelli ramati troverà tutt'altro che tranquillità e conforto ai propri dubbi: un brutale assassinio, un cadavere ritrovato in circostanze quantomeno particolari scuoteranno la vita dell'intera comunità. Dal momento della macabra scoperta diversissimi elementi e personaggi fra i più disparati si intrecciano. Le piste cominciano a moltiplicarsi: da quella satanica allo spionaggio internazionale, dall'organizzazione criminale che ci mette del suo a complicare la vicenda alle tesi mitologiche dell'esperta archeologa. Anche le varie figure che affiancano la protagonista apportano ciascuno il loro particolare contributo all'infittirsi e poi alla soluzione dell'enigma. Fra queste il conturbante medico legale Lalima Zanella, il brillante collega della scientifica Gaetano Farris (detto Tano), Don Ennio,il buon vecchio parroco di provincia...
Per tenere viva l'attenzione del lettore lungo le quasi trecento pagine del romanzo, l'autore non rinuncia poi ad assodati espedienti quali, per esempio, un linguaggio disinibito e provocatorio da parte specialmente dei personaggi femminili o il tratteggio di quadretti sensuali ed equivoci come il provocante massaggio dell'“esotica” patologa all'androgina investigatrice dalla rossa chioma. Un giallo scorrevole dall'impostazione semplice che lascia però trasparire una certa preparazione dell'autore sulle dinamiche interne alla risoluzione di un caso e tutto ciò che vi gira attorno senza tralasciare frecciate ironiche al mondo dell'informazione che di questi episodi di cronaca nera si nutre in maniera non sempre ortodossa. Gli stacchi, l'alternanza dei punti di vista, la suddivisione in capitoli che segue le tappe giornaliere dell'indagine fanno di Maxima culpa un libro agile da seguire e se non mancano alcuni passaggi un po' scontati l'autore riesce di certo a non scadere nel banale. Insomma: Marco Nundini in questo suo secondo romanzo non si fa mancare niente e con un buon ritmo accompagna il lettore nelle molte deviazioni e nei colpi di scena di un caso sospeso al confine fra religione, peccato e follia.
Per tenere viva l'attenzione del lettore lungo le quasi trecento pagine del romanzo, l'autore non rinuncia poi ad assodati espedienti quali, per esempio, un linguaggio disinibito e provocatorio da parte specialmente dei personaggi femminili o il tratteggio di quadretti sensuali ed equivoci come il provocante massaggio dell'“esotica” patologa all'androgina investigatrice dalla rossa chioma. Un giallo scorrevole dall'impostazione semplice che lascia però trasparire una certa preparazione dell'autore sulle dinamiche interne alla risoluzione di un caso e tutto ciò che vi gira attorno senza tralasciare frecciate ironiche al mondo dell'informazione che di questi episodi di cronaca nera si nutre in maniera non sempre ortodossa. Gli stacchi, l'alternanza dei punti di vista, la suddivisione in capitoli che segue le tappe giornaliere dell'indagine fanno di Maxima culpa un libro agile da seguire e se non mancano alcuni passaggi un po' scontati l'autore riesce di certo a non scadere nel banale. Insomma: Marco Nundini in questo suo secondo romanzo non si fa mancare niente e con un buon ritmo accompagna il lettore nelle molte deviazioni e nei colpi di scena di un caso sospeso al confine fra religione, peccato e follia.