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Melisenda e altre storie da non credere

Melisenda e altre storie da non credere
Matilda non è una bambina selvaggia e perciò quando le fanno il bagno deve essere strigliata a fondo, finché le sue orecchie sono lustre ed arrossate, e così le guance e le mani. “I bambini selvaggi non vengono strigliati come cavalli e non sono costretti ad indossare vestiti scomodi che stringono le braccia e pungono intorno al collo” riflette ad alta voce la bambina. Triste destino, il suo, ma un viaggio in omnibus con la governante potrà forse cambiarlo... Selim e Thomasina sono in casa e aspettano gli zii, non però gli zii simpatici, quelli che giocano con loro, ma gli zii noiosi, quelli che fanno domande insidiose e dispensano consigli non richiesti. Selim e Thomasina hanno deciso che, quando saranno grandi, nessuno zio e nessuna zia noiosi, petulanti e curiosi oltrepasseranno mai la soglia di casa loro. Non immaginano, poveri bimbi, che un giorno saranno loro stessi lo zio e la zia per qualche timido nipotino... Il piccolo Toni nacque chiaro come un asfodelo, buono come il pane e prodigo di sorrisi. Era proprio fuori posto nella sua città, nella quale tutti gli abitanti erano scuri di pelle, molto collerici e passavano il tempo a fare la guerra contro la tribù vicina. La mamma, quando lo vide così tenero e chiaro si disperò e disse: “Povera me, deve aver preso dal nonno paterno, non assomiglia neanche un po' alla mia famiglia”. Questa constatazione la distrusse al punto tale che ne morì. Rimase allora per allevare il bimbo solo nonno Toni, quello incriminato, dolce e tranquillo come lui.
Iniziano così i primi tre dei nove racconti del libro, presentati ora per la prima volta in Italia da Donzelli. L'autrice, Edith Nesbit (nata a Londra nel 1858 orfana di padre) trascorse l'infanzia e l'adolescenza tra parenti anziani, collegi e viaggi nel Sud d'Europa in compagnia di una sorella tubercolotica che sperava così di guarire. Nel 1899 il successo del suo primo romanzo per ragazzi, The Treasure Seekers, la indusse a lasciare Londra per trasferirsi in campagna con la famiglia e poter continuare così la redazione dei suoi romanzi. La sua casa nel Kent divenne allora punto di incontro di celebri letterati del suo tempo, come G. K. Chesterton, Oscar Wilde ed H. G. Wells. Per inquadrarla dal punto di vista storico-letterario, tornano utili le parole di Rita Valentino Merletti nella presentazione della raccolta: “Edith Nesbit propone un nuovo modo di rapportarsi all'infanzia e quindi un nuovo modo di scrivere in rapporto ad essa. Per tutta l'epoca vittoriana era prevalso, nei libri per ragazzi, un severo intento educativo, anche se non erano mancate voci discordanti... Lewis Carrol, ad esempio, e Robert Louis Stevenson. Sono senza dubbio questi i presupposti da cui prende l'avvio la scrittura che Edith Nesbit offre ai lettori del suo tempo...”. Ad accompagnare il testo di questa scrittrice così anticonformista ci sono le illustrazioni di Lindsey Yankey, che vive a lavora in Kansas ed esordisce nell'editoria con questo libro: immagini che contribuiscono a rendere l'atmosfera del tempo nel quale i racconti furono scritti, ma senza dimenticare fantasie e colori dell'immaginario infantile contemporaneo. Infine, impostazione editoriale e grafica, carta e legatura aggiungono ulteriore interesse a questo libro rendendolo anche un oggetto da conservare con piacere nella propria biblioteca (col conforto di uno dei nove racconti, “La città nella biblioteca”, che proprio in una biblioteca è ambientato).