
In un lontano futuro, la civiltà del Medio e Tardo Neogene viene completamente spazzata via dalla Grande Dissoluzione, una catastrofe che nel giro di una settimana distrugge l’intero patrimonio conoscitivo dell’umanità. Il fattore di Harzius, trasportato sulla Terra da una delle prime spedizioni d’esplorazione orbitale, determina in tutto il mondo una dissoluzione a valanga della kartya, la materia prima fondamentale per la conservazione di tutte le informazioni e le conoscenze alla base del funzionamento della società. Diffusasi a partire dalle bao-blyo-teche, l’inarrestabile epidemia di kartyolisi si propaga in tutto il mondo distruggendo le basi del sistema economico e politico dell’epoca, determinando la scomparsa di strumenti essenziali quali le “kartye d’identita”, le “baun-conote” e tutte le forme di “doc-menti”. La scienza del tempo, del tutto all’oscuro del funzionamento della struttura subatomica del catafattore, non può che assistere impotente alla scomparsa immediata di tutto il patrimonio di dati e di saperi che l’umanità aveva accumulato nel corso della sua storia. Solo a prezzo di enormi sacrifici gli uomini riescono a salvare gli avamposti terrestri su Marte e a ricostruire la loro tecnologia, ma nulla rimane a testimoniare la civiltà terrestre. Molti anni dopo l’attività archeologica del Prognostore Wid-Wiss permette però di ritrovare le Note di un uomo del Neogene, dette anche Memorie trovate in una vasca da bagno, documento salvatosi per miracolo dalla distruzione e rarissima testimonianza della vita di uno degli ultimi abitanti dello scomparso Stato d’Ammer-Ka...
Pubblicate nel 1961, le Memorie trovate in una vasca da bagno riuscirono a vedere la luce solo dopo una vicenda travagliata che costrinse Stanislaw Lem a fare i conti con la censura, convinta che il romanzo costituisse una satira dei servizi segreti dell’Est Europa. Per aggirare le obiezioni, Lem antepose ai tredici capitoli del libro una Introduzione nella quale lo scritto veniva collocato in un futuro distopico caratterizzato dalla contrapposizione tra lo Stato di Ammer-Ka, dedito al culto tribale del Kap-Ith-Thaal e del dio Thoo-Llar, e la Federazione Terrestre, alla fine destinata a trionfare. Il risultato finale è un libro che è difficile etichettare come fantascienza “pura” e che risente piuttosto dell’influenza di illustri predecessori quali il Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki, Il Processo di Franz Kafka e i racconti di Borges. Il protagonista delle Memorie si muove all’interno di un Edificio labirintico e caotico, dove nulla è ciò che sembra e tutto potrebbe avere un doppio o forse triplo significato. Il lettore viene trascinato all’interno di un continuo alternarsi di situazioni grottesche e surreali che permettono a Lem di dare sfogo alla sua inventiva linguistica e narrativa, costruendo al tempo stesso una trama intrecciata di riferimenti simbolici, letterari e filosofici. Un libro che si presta a molteplici interpretazioni, come messo in luce anche nella Postfazione di Giovanna Tomassucci, e che conferma il talento unico di uno degli autori più originali della letteratura fantascientifica di tutti i tempi.