Salta al contenuto principale

Menodramma

menodramma

Se è vero che la vita è compresa in quello spazio tra quanto ci eravamo immaginati e quanto poi è successo, Duna si sente già vecchia, nonostante i suoi ventitré anni. Lavora in una casa di produzione londinese - il produttore è amico di suo padre, tecnicamente è una raccomandata, ma meritevole - e si ripete in continuazione che è felice di essere lì. Duna, nonostante sia molto giovane, ha già una “vita di prima”. Quando i pensieri si fanno troppo incalzanti, quando gli sbalzi di umore superano l’escursione massima consentita, scioglie sotto la lingua, senz’acqua, una pastiglia di Lamictal, un farmaco che si prescrive a bipolari ed epilettici. Il privilegio di avere un amico rinchiuso in una clinica psichiatrica. Dopo una dichiarazione d’amore ricevuta e un intervento consolatorio a beneficio di un collega deluso dalla vita (tutti si confidano con lei, forse attratti dalla sua calma apparente), alle sette e mezza di sera infila il computer in borsa ed esce. Russell Square. La circondano tutti i luoghi del suo periodo universitario. Era piena di amici. Scavalcavano i cancelli di Bloomsbury Garden e bevevano fino all’alba vicino alla panchina intitolata a Virginia Woolf. Al tavolo del locale a menù fisso che frequenta da anni, la attende Gaya. Facile immaginare che sia Veronica. Ma non è lei, ovvio che non è lei…

Romanzo d’esordio di Maria Castellitto, classe 1997, questa storia ha per protagonisti delle maschere, dei simboli, come lei stessa racconta durante un’intervista: molti punti in comune con la sua biografia (genitori famosi, percorso di studi, amicizie…) ma nulla che sia autobiografico, ci tiene a precisare. Di che cosa si parla? Di vita, di attrazione per il suicidio come “tentativo irrazionale di salvezza”, di malinconia, disillusione, noia, assenza di speranza, dolore, poi ancora noia, nella sua qualità speciale, mozzafiato, di mancanza di senso. Quindi entra in gioco un incontro a dir poco inusuale - in sé e per le sue circostanze - che scardina tutto. Perciò, ricapitolando, senza svelare nulla che sia fondamentale, abbiamo: una generazione (la cosiddetta Generazione Z) alle prese con un’epoca complessa. Complessa per tutti, va detto, ma senza dubbio più complicata se si attraversa questo mondo da adolescenti o giovani adulti. Una vita senza illusioni e più violenta di quanto non sembri. Qualche sporadica comparsa vivificante. La prosa è insolita, curata, sincopata, con qualche frase altisonante che rischia di perdere in efficacia. Il titolo è un gioco di parole e un augurio insieme.