
Washington, 1991. Una comunicazione importante arriva dal telefono satellitare di Peter Arnett della CNN. La persona che vuole parlare con George Bush, il Presidente degli Stati Uniti, per la salvezza del genere umano, dice di chiamarsi Saddam Hussein. Ovviamente viene subito richiamato e messo in comunicazione con il suo nemico numero uno. Il presidente dell’Iraq esordisce subito con una minaccia: se le truppe a stelle e strisce avanzeranno ulteriormente di un solo metro, gli israeliani non avranno più la terra su cui camminare. No, non sta scherzando e aggiunge: “Si consulti con il suo lacchè Shimon Peres!”. Bush si rende conto che pur con gli uomini dell’operazione “Desert Storm” a un passo da Baghdad, il Rais ha il coraggio di dettare ultimatum. Così pensa anche che sia opportuno contattare il Primo Ministro israeliano che con molta tranquillità si dice pronto a passare al contrattacco, perché il suo popolo è stanco dei continui soprusi. Per evitare una catastrofe di enormi proporzioni però Bush senior decide di fermarsi. Ma un anno dopo deve fare i conti, con preoccupazione, con le proiezioni elettorali che lo vedono in calo, quando riceve una telefonata da Shimon Peres. I due parlano di voti e di come orientare verso Bush la scelta degli elettori americani ebrei. In questa situazione Peres sa che il suo interlocutore non può rifiutargli un favore: gli racconta una storia, mentendo, perché vorrebbe entrare in possesso del diario di un pittore veneziano del XVIII secolo, razziato dalle truppe della coalizione, che era stato battuto a un’asta di Christie’s a Londra. Dopo dieci giorni il diario è sopra la scrivania di Peres e i servizi segreti americani scoprono tutta la sua storia...
Ancora un’avventura che si fa sempre più interessante man mano che si prosegue nella lettura, confermando le capacità dello scrittore Marco Buticchi. C’è un manuale di un pittore veneziano, c’è la NASA e un lancio per deviare un asteroide con relativo astronauta in grado di salvarsi la vita con grande intelligenza, c’è una scrittrice famosa, c’è la Rivoluzione Francese, c’è Sara Terracini che continua nel suo affascinante lavoro di archeologa - traduttrice di lingue antiche, c’è il Mossad e Oswald Breil (quest’ultimo sempre in mezzo ai pericoli), la mafia, la jihad, il mondo delle corse automobilistiche di Formula Uno... Insomma c’è di che divertirsi in un intreccio intrigante e pieno di colpi di scena. Si nota anche il soffermarsi di Buticchi sulla scarsa fisicità di Breil, che a volte riesce, opportunamente mascherato, a essere scambiato per un ragazzino nelle operazioni di spionaggio con i suoi agenti dei servizi segreti israeliani. Ma non è una modalità irrisoria, né da “guardoni”, quanto piuttosto un’osservazione affascinata, con la volontà di sottolineare che non è l’aspetto fisico che conta in una persona di valore e di prestigio, quanto il suo cervello, la sua capacità di ragionare, la sua perspicacia, le sue enormi qualità di umano pensante. E si potrebbe andare avanti all’infinito con le caratteristiche di Breil. Tant’è che le più belle donne, Sara Terracini in primis, sono tutte legatissime a lui, ne sono affascinate e conquistate e non solo perché, come Laura Joanson in questo libro, sono state salvate da qualche pericolo, quanto perché ammirano profondamente questo uomo.