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Mens extensa

Mens extensa

Il rapporto mente-corpo è uno dei temi più antichi della filosofia, presente già in Platone ma affrontato per la prima volta con un approccio esperienziale da Descartes, il quale considerava materia tutto ciò che poteva essere spiegato attraverso leggi meccaniche, e quindi anche il corpo, e a questa res extensa contrapponeva la res cogitans, costituita da mente e linguaggio. Da Descartes in poi, la filosofia si è sempre confrontata con questo dualismo, dando vita a numerose posizioni in contrasto tra loro o a quella archetipica: dal materialismo di Hobbes all’antimetafisica di Locke, dall’immaterialismo di Berkeley allo scetticismo moderato di Hume, per arrivare a Kant, Hegel e così via. Poi, a metà dell’Ottocento, il discorso filosofico ha cominciato a essere influenzato da quello sientifico, mentre agli inizi del XIX secolo è subentrato lo psicologismo, dalla psicanalisi di Freud all’antipsicologismo di Husserl, fino alle teorie computazionali che si sono sviluppate parallelamente alle scienze cognitive e hanno spostato l’attenzione verso il comportamento osservabile e la sua misurazione. Così, “negli ultimi sessant’anni, il dualismo mente-corpo [...] è stato messo in forse da modelli che lo rifiutano, adottando concetti applicabili ugualmente a fenomeni biologici, alla vita mentale e ai fenomeni culturali”. Nel frattempo siamo entrati nell’era del dislivello prometeico: da un lato, l’uomo ha creato nuovi elementi chimici (rendendosi “simile a Dio”) e ha conquistato, tramite di essi, il potere di autodistruggersi; al contempo, l’uomo è diventato antiquato rispetto agli artefatti e alle tecnologie da lui stesso prodotti, “che a guisa di protesi, potenziano le prestazioni cognitive delle nostre menti, rendendo gli ambienti in cui viviamo degli spazi intelligenti” e preparando il terreno per l’avvento dell’uomo-ibrido, il cyborg...

Mens Extensa nasce come tesi di laurea ma tradisce appena questa sua natura originaria grazie a una riuscita combinazione di esattezza, densità e pulizia formale. Nel primo dei tre capitoli Belvedere ripercorre la storia della filosofia con notevole chiarezza, rendendone accessibili tutti i passaggi tramite un sobrio approccio divulgativo ma senza mai cedere alla semplificazione. Quindi, dopo averci ricordato che “l’Homo Sapiens” è l’unico animale che basi il proprio adattamento ambientale [...] sulla modificazione dell’ambiente stesso”, Belvedere ci racconta i miglioramenti degli ultimi quarant’anni, dall’affermarsi della Vita Artificiale, la “disciplina scientifica che studia i sistemi viventi evitando dissezioni e analisi tipiche della biologia”, ai successi della robotica, attraverso protesi “che possono migliorare notevolmente la qualità della vita umana”; ma scopriamo anche che “la nostra illimitata libertà prometeica di creare sempre nuovi artefatti tecnologici” ci ha resi antiquati e potrebbe essere, nel lungo termine, la “causa del nostro annientamento”. Per spiegare queste ipotesi, nel terzo e ultimo capitolo Belvedere ripropone il pensiero del filosofo Günther Anders (1902-1992) e analizza i contenuti del suo L’uomo è antiquato (1956), nel quale viene spiegato il valore simbolico della creazione della bomba atomica, “un artefatto che ha messo per la prima volta l’umanità nella condizione di poter produrre la propria distruzione”, e di poter quindi immaginare un mondo senza uomini. Mens Extensa si spinge cronologicamente ben oltre il lavoro di Anders, fino ai giorni nostri e alle ripercussioni psicologiche di artefatti cognitivi come internet o il computer, e si ferma prima di esplorare le ripercussioni future delle realtà analizzate, mettendosi così in dialogo con la seconda uscita di Lekton, Verificare di essere umani di Selenia Anastasi, tomo dedicato al transumanesimo. Al contempo, Mens Extensa risulta tanto conchiuso quanto propedeutico all’immersione in volumi come Superintelligenza (Bollati Boringhieri, 2018) di Bostrom o La guerra delle intelligenze (EDT, 2018) di Alexandre, nonché una lettura necessaria per comprendere il modo in cui sta cambiando la nostra percezione del mondo e di noi stessi.