
Mangiamuso è un paesino del Salento caratterizzato da ritmi lenti, dicerie imperanti e ben poche novità. Un paesino come tanti, dove tutti conoscono tutti, o meglio tutti conoscono la rispettiva facciata ufficiale, e ne raccontano anche di più. Ed è proprio qui che finisce Nunzio Solimene, vedovo, approdato da Procida con le sue due figlie e la loro levatrice, che gli rimane accanto per devozione - e perchè è giusto così. Soprattutto se una delle due figlie, la povera piccola Archina, inizia a mostrare segni evidenti di stranezza: in giro per il paese a tirare sassi a cani e bambini con un sacchetto dal contenuto misterioso attaccato alla vita, o a casa a preparare strani intrugli di erbe con la sorella Filomena per allontanare lo spirito del monaciello che dice sempre di vedere. Nunzio il padre non lo può o lo sa fare, abituato com’è a tacere e a faticare, e nella masseria dei Santo dov’è stato assunto il lavoro non manca mai. Quelle due arpie delle gemelle Santo sono sempre pronte a dettare un nuovo ordine pur di mantenere a modo loro tutto correttamente a posto. Nello stesso modo in cui riescono a mantenere decorosa agli occhi di tutti la reputazione loro e quella del fratello Angelo...
Il Salento diventa il luogo in cui la realtà si unisce ad un mondo 'altro', in cui il morso di tarantola trasforma e fa impazzire e si può scongiurare soltanto attraverso un ballo folle, di quelli che non si imparano in una scuola. Il Salento è il luogo dove il magico può diventare reale, la maldicenza è un dato di fatto e una danza forsennata un antidoto al male profondo. “Pizzicato” è il termine attraverso il quale si definisce quello che non si conosce, senza farsi troppe domande, spiegando così con semplicità la ragione di tale anomalia. Teresa De Sio, qui alla sua prima prova letteraria, ci narra con grande capacità, intrecciandole, le vicende di personaggi dalla più variegata natura (tra cui, degna di nota, la Sapùta, infelice dispensatrice di amore), che compongono un affascinante Amarcord del profondo Sud. Il linguaggio è un forte elemento di fascinazione di questo romanzo, perchè affonda nella terra che racconta senza troppe forbitezze o ripuliture, che sarebbero risultate inadatte ad una storia dalla straordinaria forza evocativa. E conseguente piacevolezza.
Il Salento diventa il luogo in cui la realtà si unisce ad un mondo 'altro', in cui il morso di tarantola trasforma e fa impazzire e si può scongiurare soltanto attraverso un ballo folle, di quelli che non si imparano in una scuola. Il Salento è il luogo dove il magico può diventare reale, la maldicenza è un dato di fatto e una danza forsennata un antidoto al male profondo. “Pizzicato” è il termine attraverso il quale si definisce quello che non si conosce, senza farsi troppe domande, spiegando così con semplicità la ragione di tale anomalia. Teresa De Sio, qui alla sua prima prova letteraria, ci narra con grande capacità, intrecciandole, le vicende di personaggi dalla più variegata natura (tra cui, degna di nota, la Sapùta, infelice dispensatrice di amore), che compongono un affascinante Amarcord del profondo Sud. Il linguaggio è un forte elemento di fascinazione di questo romanzo, perchè affonda nella terra che racconta senza troppe forbitezze o ripuliture, che sarebbero risultate inadatte ad una storia dalla straordinaria forza evocativa. E conseguente piacevolezza.