
Lisa sta crescendo. Certo, gioca ancora con le bambole che indossano i vestiti che ha cucito per loro sua mamma - che ha perduto - e passa interi pomeriggi fuori casa a girovagare da sola, a caccia di cose dalla forma peculiare. Una volta ha rinvenuto persino un antico elmo vichingo! Ma il suo corpo sta iniziando a cambiare, e comincia a sperimentare impulsi ed emozioni nuove. Dopo la morte della madre, suo padre si è allontanato, e ora Lisa vive con la madrina e quell’impiastro di suo figlio Bruno. La donna è burbera, ma cerca di prendersi cura della ragazza. Non che siano necessari sforzi particolari: Lisa a scuola prende voti alti, certo migliori di quelli di Bruno, che per questo la detesta e va raccontando in giro che lei, in realtà, è una strega. Anche i vecchi del paese la indicano come “la figlia del diavolo”, e si chiedono perché suo padre la lasci andare in giro in città da sola. In effetti, durante una delle sue escursioni, le è capitato qualcosa di strano. Ha trovato un albero misterioso: due tronchi dritti uniti alla base, quasi a disegnare la forma di una porta. Ha attraversato quel varco, e si è ritrovata in un mondo differente, popolato da strane creature. Il teschio del caprone incastrato nella roccia ha esercitato su di lei un influsso magnetico: non è riuscita a estrarlo, ma gli ha strappato i denti, che portato indietro con sé, nella sua realtà. Non si è resa conto di aver fatto qualcosa di davvero pericoloso: tuttavia nel suo animo si è fatta strada una sensazione indefinibile, a metà tra il piacere e la colpa...
“Mi chiamo Lisa e colleziono piccole ossa e sassi strani. Mi piace uscire a prendere tutta la bellezza della natura per sfuggire alla quotidianità di casa... Lontano dai rimproveri della mia madrina... E dagli scherzi infantili di suo figlio... Lontano dalla gioia dei bambini che giocano insieme. Lontano dal fossato che mi separa da mio padre. Ma soprattutto, lontano dal vuoto che mi ha lasciato la morte di mia madre”. Messicano d’origine, classe 1973, dopo iniziali collaborazioni con agenzie di grafica e design, Tony Sandoval esordisce a ventiquattro anni nel mondo dei comics autopubblicando Nocturno. Nel 1998 attraversa clandestinamente il confine con gli Stati Uniti, esperienza che narrerà a quasi vent’anni di distanza in Appuntamento a Phoenix: sarà solo il primo di una serie di viaggi che lo porteranno a vivere e a lavorare in città come Ginevra, Berlino, Barcellona, Parigi. In Mille tempeste l’autore alterna tavole eseguite con tecniche più classiche a splendide immagini acquerellate - il progetto prevedeva inizialmente una graphic novel interamente realizzata ad acquerelli -, per raccontare una storia di formazione, di dolore e scoperta di sé, di perdita e di accettazione, di introspezione e di evoluzione, di opposte pulsioni, rimarcando quanto labile, e forse superfluo, sia il confine tra realtà e immaginazione nella età che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, ove protagonista è la potente, misteriosa, a tratti oscura magia che si cela dentro di noi. Non manca un rimando esplicito ad un altro successo dello stesso autore, Watersnakes, forse a rendere manifesta l’idea embrionale di un vero e proprio universo narrativo. Se la sequenza iniziale di Mille tempeste è - per la forza delle metafore rappresentate a sottolineare l’incipit e la bellezza delle illustrazioni-, destinata a lasciare una traccia nitida e duratura nella mente di ogni lettore, la sceneggiatura del finale risulta più debole, quasi il segno di un percorso da scrittore non ancora giunto a pieno compimento. Nella libreria di casa troverà collocazione naturale accanto a I kill giants, il capolavoro di Joe Kelly e José Niimura.