
Vivono insieme da quindici anni e lei lo ama ancora. Lo ama come il primo giorno, pensa a lui in continuazione e vorrebbe inviargli messaggi in qualunque momento della giornata. Si trattiene solo perché si rende conto che non può giocare all’innamorata tutto il tempo: deve fare anche la madre e la moglie. Deve controllarsi, in quanto madre di due figli, e le piacerebbe ci fosse un libro, un film o una canzone nella quale si parli di come sia possibile amare meglio qualcuno. Il lunedì è il giorno che lei preferisce. È quello dei buoni propositi e delle decisioni ragionevoli. D’altra parte, lei ama gli inizi in generale: i minuti iniziali di un film, il primo atto di una commedia, i primi capitoli di un libro, le situazioni di partenza. Ecco perché, ogni lunedì, quando varca la soglia del liceo, non lo fa mai controvoglia. Insegna inglese da quasi quindici anni, ma ancora esercita la sua professione con estremo piacere. Intanto, mentre lei è impegnata al liceo con le sue lezioni, a casa Rosa, la donna delle pulizie, tira a lucido ogni ambiente. Cambia gli asciugamani nel bagno e mette le lenzuola di lino nei letti; sistema le sculture sul camino, le candele sulla mensola del salotto, i volumi nella libreria e la coperta di lana sul divano. Come ogni lunedì, dopo il lavoro suo marito va in piscina. E, come ogni lunedì, mentre lei cucina è più nervosa delle altre sere. Quando suo marito non c’è, la casa ha un altro sapore, altri suoni e diversi colori, più spenti. Ogni lunedì sera, una volta sistemati e messi a letto i bambini, accende la TV e la guarda per un po’, ma vede solo altre donne, in attesa come lei. Alle 21.30 suo marito, puntuale, rientra; i fari dell’auto che illuminano la casa ne annunciano l’arrivo. Lei sente la portiera sbattere, poi la cassetta della posta aprirsi e richiudersi e, infine, il rumore della chiave nella toppa. Ecco. La porta d’ingresso si apre. La serata finalmente può cominciare...
Insieme da quindici anni, sembrano una coppia perfetta: buon lavoro, vita sociale appagante, una bella casa (“Dalla strada la nostra casa sembra un negozio di souvenir che brilla nell’oscurità: è lo spettacolo accogliente che deve trovare mio marito al suo ritorno”), due figli che se ne stanno zitti zitti in un angolo e non disturbano l’idillio tra i genitori. Una quotidianità, quindi, che non pare nascondere alcuno scheletro nell’armadio. Il marito vive la relazione come è normale accada, con la passione in discesa a causa del tempo che passa e con la tenerezza di un bacio veloce sulla guancia. Lei no. Per lei l’amore aumenta ogni giorno, si fa ossessione per la quale il bacio rapido diventa voce di una lista che si allunga e dettaglia le mancanze, ciascuna delle quali deve essere punita. Lui guarda troppo spesso il cellulare? Lei non risponderà alla sua chiamata successiva. Lui dimentica qualcosa? Lei si trascura nel vestire. Lui non la guarda? Lei lo punisce. Piccole crepe che a poco a poco si allargano e creano una voragine all’interno della quale la protagonista del romanzo di Maud Ventura - ventinovenne francese che, per un importante gruppo radiofonico, cura un podcast che si occupa di analizzare la complessità dei sentimenti, in particolare dell’amore - cerca gli indizi di un disamore che le avvelena l’esistenza. La Ventura, con un linguaggio diretto e scorrevole, che non diventa mai né stucchevole né retorico, parla della solitudine cui la dipendenza affettiva inevitabilmente conduce e spinge il lettore a interrogarsi sulle varie fasi dell’amore nonché sulle reali fondamenta di questo sentimento che, a detta dell’autrice, quand’è duraturo “dovrebbe basarsi su comunicazione, rispetto. E tenerezza”. Il romanzo mostra ferite cui non si concede di guarire, lacerazioni che si infettano e portano a una vera e propria ossessione. Una lettura davvero originale che ben svolge il compito di ogni buon libro: porre interrogativi e spingere a cercare in sé le risposte.