
A Campi Bisenzio, nella campagna post-industriale della piana che unisce Firenze a Prato, svetta l'insegna di Miradar, l'albergo a ore con night club dove ogni sera si incrociano le vite e le solitudini delle spogliarelliste e degli avventori. Qui si esibisce Margherita, aspirante scrittrice con il fidanzato negli Stati Uniti, che balla per passione, per nutrirsi degli sguardi degli altri, ma anche Marilù, prostituta che interpreta per il suo cliente migliore la moglie che ha perduto e Clarissa, legata a un uomo violento che la picchia e si prende tutto quello che guadagna. Nessuno di loro ha avuto un passato facile, né un'infanzia che valga la pensa ricordare. Nessuno di loro ha potuto scegliere la vita che si ritrova, a partire dal proprietario del Miradar, Sugar, legato al locale ereditato dalla madre che cerca l'amore sui siti di incontri matrimoniali, fino a Barbara, ragazza madre arrivata dalla Romania che si spoglia solo per mantenere il figlio Anghel, costretta a tenerlo chiuso nel loro seminterrato per paura che il padre lo ritrovi e glielo porti via…
L'occhio di Ilaria Mavilla li segue per ventiquattro ore, dà voce a ciascuno di loro, mentre le loro vite si intrecciano, alcune paure si avverano e qualche speranza sembra dover divenire reale. Con uno stile asciutto, essenziale, Mavilla racconta un'umanità dolente, ferita, diffidente quando non addirittura incattivita dalla sofferenza. Il romanzo, pubblicato da Feltrinelli come vincitore del concorso ilmiolibro, è il canto sofferente di chi non ha più niente da perdere, eppure continua a sognare che possa arrivare qualcosa a mutare il corso della propria esistenza: i personaggi di Ilaria Mavila sono più forti di come sembrano, abituati a tenere per sé preoccupazioni e aspirazioni hanno coltivato una tempra difficile da spezzare. Se si può rimproverare all'autrice al suo esordio una certa piattezza nel caratterizzare le voci dei diversi personaggi, che pur se scritte in prima persona finiscono per somigliarsi un po' tutte, va riconosciuta l'ambizione riuscita di mettere in piedi un intreccio che tiene col fiato sospeso. Impossibile non appassionarsi al destino di Barbara e di suo figlio, impossibile non chiedersi se Clarissa riuscirà a spezzare la catena che la lega al suo uomo, se Margherita realizzerà i suoi sogni. I protagonisti del Miradar ci appassionano e ci fanno soffrire insieme a loro, ci fanno vedere senza ipocrisie, attraverso i loro occhi, cosa vuol dire vivere dall'altra parte della barricata, agli ultimi posti della società.
L'occhio di Ilaria Mavilla li segue per ventiquattro ore, dà voce a ciascuno di loro, mentre le loro vite si intrecciano, alcune paure si avverano e qualche speranza sembra dover divenire reale. Con uno stile asciutto, essenziale, Mavilla racconta un'umanità dolente, ferita, diffidente quando non addirittura incattivita dalla sofferenza. Il romanzo, pubblicato da Feltrinelli come vincitore del concorso ilmiolibro, è il canto sofferente di chi non ha più niente da perdere, eppure continua a sognare che possa arrivare qualcosa a mutare il corso della propria esistenza: i personaggi di Ilaria Mavila sono più forti di come sembrano, abituati a tenere per sé preoccupazioni e aspirazioni hanno coltivato una tempra difficile da spezzare. Se si può rimproverare all'autrice al suo esordio una certa piattezza nel caratterizzare le voci dei diversi personaggi, che pur se scritte in prima persona finiscono per somigliarsi un po' tutte, va riconosciuta l'ambizione riuscita di mettere in piedi un intreccio che tiene col fiato sospeso. Impossibile non appassionarsi al destino di Barbara e di suo figlio, impossibile non chiedersi se Clarissa riuscirà a spezzare la catena che la lega al suo uomo, se Margherita realizzerà i suoi sogni. I protagonisti del Miradar ci appassionano e ci fanno soffrire insieme a loro, ci fanno vedere senza ipocrisie, attraverso i loro occhi, cosa vuol dire vivere dall'altra parte della barricata, agli ultimi posti della società.