Salta al contenuto principale

Miss Islanda

Miss Islanda

Hekla è bellissima e porta il nome di un vulcano. Si trasferisce a Reykjavík dalla campagna portando con sé solo l’Ulisse di Joyce, che legge col dizionario accanto. Fatica, ma non si dà per vinta. Le parole la avvincono e, anche se non capisce tutto quello che l’autore vuole comunicare, il suono le piace. Ad attenderla nella capitale, in un’Islanda degli anni Sessanta fredda e povera, come lasciata ai margini della modernità, ci sono l’amico di sempre DJ Johnsson – l’unico uomo possibile e al tempo stesso impossibile da avere –, l’amica d’infanzia Ísey, la cui vitalità è chiusa nella malinconia di un seminterrato nel quale gli unici panorami da ammirare sono i quadri appesi alla parete, e un poeta che insegue l’ispirazione vivendo la vita degli artisti. Ma ad aspettarla c’è anche una strana proposta: quella di partecipare al concorso di Miss Islanda. Hekla è la quintessenza della bellezza islandese, quando passa per strada tutti la notano, i datori di lavoro le perdonano mancanze e scortesie e uno dei membri del comitato che organizza il concorso di Miss Islanda non fa che cercare di accaparrarsi la sua attenzione. Ma lei non ha tempo per le distrazioni, perché Hekla, come un vulcano, ha un cuore segreto che ribolle: è una scrittrice abile e talentuosa, che pubblica sotto pseudonimo per riuscire a farsi leggere. Così passano le promesse di fama, passano le dichiarazioni d’amore, passano i lavori e le amicizie. Hekla rimane libera, con la sua fedele macchina da scrivere e lo sguardo puntato sul futuro davanti a sé…

Miss Islanda, l’ultimo romanzo dell’autrice islandese Auður Ava Ólafsdóttir, già finalista nel 2018 al Premio Strega Europeo con Hotel Silence, scorre con il ritmo lento e cadenzato delle diapositive che si susseguono una dopo l’altra nel proiettore. Clac, clac, clac. Sono un po’ sbiadite ai bordi, offuscate come vecchi ricordi di un viaggio, persino un po’ distanti, perché si tratta del viaggio di qualcun altro. Eppure, ognuno di quegli istanti ha un significato, proprio come quando gli scatti nel rullino erano pochi e bisognava fare in modo che ognuno fissasse qualcosa di prezioso. Ed è difficile rimanere indifferenti ai tasselli del cammino che porta Hekla dalla campagna di Dalir fino alle spiagge assolate e calde del continente. Bellissima, immobile e placida fuori, Hekla cela in realtà un cuore che pulsa e ribolle di una passione ardente per la scrittura che diventa la forza e il carburante da cui attingere per andare avanti, per emanciparsi, per autodeterminarsi. Una vocazione naturale che è parte di lei e che, inevitabilmente, la rende diversa dagli altri. Nessuna sirena riesce a trattenerla, né tantomeno hanno il sopravvento il maschilismo e i pregiudizi dell’Islanda degli anni Sessanta, gelida periferia del mondo sull’orlo di un cambiamento che, allora, si respirava appena. Eppure, come un dono elargito da qualche divinità capricciosa, per essere mantenuta in vita, la fiamma che la sospinge esige da lei dei sacrifici. Così l’amicizia, l’amore, la famiglia cadono uno dopo l’altro. Non che lei non li voglia ma è il prezzo da pagare per essere sé stessa. Il suo silenzioso, solitario ma inesorabile avanzare è messo in risalto, per contrasto, dalle figure che l’accompagnano e che a loro volta hanno dovuto rinunciare a qualcosa per essere quello che sono. Come Ìsey, l’amica di sempre, che si ritrova vittima di uno schema prestabilito: a ventun anni è madre di una bambina e ha dovuto rinunciare a qualunque ambizione, sforzandosi di trovare la felicità in un mondo piccolo che sente stringersi addosso come un abito troppo stretto; o DJ Johnsson, il primo amore, gentile, premuroso e pieno di sogni, il cui orientamento sessuale crea ostacoli ad una normale vita familiare o anche solo alla possibilità di esprimersi nella società. Miss Islanda è questo: il racconto del compimento di un destino. E del sacrificio e della solitudine che ne derivano.