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Montagne e nuvole negli occhi

Montagne e nuvole negli occhi

Sull’isola di Wayo-Wayo, circondata dall’Oceano Pacifico, il destino dei secondogeniti maschi è già segnato, lo stesso per tutti. Al centottantesimo plenilunio, ovvero al compimento dei 15 anni, devono mettersi in mare e offrirsi in sacrificio a Kapanga, il dio del mare. Per Atrei, un ragazzo wayonesiano, si avvicina il giorno in cui dovrà salpare e abbandonare non solo la sua isola e la sua famiglia, ma soprattutto Wusula, la ragazza della quale è innamorato, e che spera partorisca suo figlio. Come da tradizione, la notte prestabilita, Atrei parte per l’ignoto a bordo del suo telawaka, accompagnato dagli spiriti dei secondogeniti che hanno affrontato il viaggio prima di lui. Ha però deciso che farà di tutto per cercare di non andare incontro al suo destino, è un ragazzo tenace e non vuole accettare che non vedrà più la sua innamorata. Contrariamente a tutte le previsioni, Atrei approda su un’isola in continuo movimento e composta dai più svariati e bizzarri oggetti; anche se non riesce ad identificarne la maggior parte, cerca comunque di utilizzarli per sopravvivere… Alice è una professoressa che vive a Taiwan, nella casa nei pressi dell’oceano che ha costruito per lei Jakobsen, suo marito, scomparso diverso tempo prima a seguito di un’escursione in montagna, insieme al loro figlioletto Toto. Alice è morta con loro, il giorno in cui hanno trovato il cadavere del marito e dichiarato il figlio scomparso, per questo prende in considerazione il suicidio, non ha più nulla da perdere. Una tempesta senza precedenti, che si abbatte forte e all’improvviso su Taiwan, porta con sé una quantità di rifiuti esorbitante e si abbatte, tra l’altro, sulla casa di Alice. Questo disastro però cambierà il destino dei due protagonisti, il cui incontro li porterà a mettere in discussione tutte le loro credenze e convinzioni…

Una storia appassionata quella che fa da sfondo a Montagne e nuvole negli occhi, primo romanzo di Wu Ming-Yi a essere tradotto in italiano. Ma c’è molto di più. Di origini taiwanesi, l’autore vuole dare voce alle culture aborigene dimenticate, gli abitanti originari dell’isola diventati con il tempo una minoranza. Menziona quindi alcune delle tribù che abitano ancora Taiwan, raccontandone tradizioni, credenze e usanze, dà importanza a una cultura che ha origini lontane e che merita di essere tramandata. I riferimenti alla natura e alla sua forza dirompente sono molteplici, oltre a quanto i diversi ecosistemi siano interconnessi, perché “se l’oceano è malato, si ammala anche la montagna”. Il riferimento al mare e all’oceano è costante, così come il suo potere devastante: da una parte, per Atrei, significa un destino segnato e infausto; dall’altra, per Alice e per tutti gli abitanti di Taiwan, l’oceano rappresenta una minaccia, la tempesta che si abbatterà di lì a poco sull’isola potrebbe distruggere tutto ciò che hanno costruito. Si nota anche il costante riferimento alle isole: l’atollo Wayo-Wayo, di cui Atrei è originario, Taiwan, dove vive Alice e dove giungerà Atrei trasportato dalla tempesta, e infine l’isola dei rifiuti, il “brodo immondo” o Pacific trash vortex, un ammasso di rifiuti abbandonati nell’oceano che hanno creato una massa enorme e in costante movimento. Un romanzo ricco di storia, di cultura, di speranza e di amore, di consapevolezza e di arricchimento reciproco. Un romanzo però che con un tono leggero, quasi innocente, ma molto evocativo, narra di uno dei disastri ambientali peggiori degli ultimi decenni.