
1815, Isola d’Elba, Villa dei Molini. L’imperatore è seduto di traverso al tavolo dello studiolo, controlla nervoso i fogli con il budget dell’anno in corso che gli ha consegnato il generale Drouot. Si lamenta tra i denti del costo eccessivo delle divise, non si fida di nessuno e ricalcola tutto. Tra circa mezz’ora arriverà il mamelucco Alì a annunciare la cena. Martino Acquabona ha poco tempo per agire. Va alla finestra e tra le novità librarie appena arrivate da Livorno cerca e trova il finto libro all’interno del quale ha nascosto la pistola, la stringe al petto, apre la porta e la punta alla nuca di N., il bastardino si rizza sulle zampe anteriori e l’I. ruota lentamente il busto, guarda Martino con stupore e incredulità, poi, a bassa voce, ripete per l’ennesima volta: “La palla che mi ucciderà non l’hanno ancora forgiata”, Martino schiaccia il grilletto e N. strabuzza gli occhi. Questo si è immaginato innumerevole volte nel gelo delle notti di febbraio Martino Acquabona, il bibliotecario di Napoleone. E la sua immaginazione prosegue con Alì che si precipita, la Guardia che accorre, il generale Drouot impietrito, Madame Bertrand che sviene, invece…
Ernesto Ferrero con N. ha vinto il Premio Strega 2000, il Premio Alassio 100 libri. Un autore per l’Europa, il Premio della società dei lettori di Lucca e in quello stesso anno ha ottenuto la cittadinanza onoraria di Portoferraio. Inoltre, nel 2006, Paolo Virzì ha realizzato il film N.(Io e Napoleone), liberamente ispirato al romanzo di Ferrero. Cosa ha dunque di così particolare questo romanzo storico rispetto alle innumerevoli pagine già scritte sull’augusto personaggio? Prima di tutto, più che focalizzarsi sulla figura controversa dell’Imperatore racconta lo stravolgimento dell’isola e degli isolani provocato da Napoleone nei poco conosciuti trecento giorni di esilio in terra elbana. Nella sua febbrile mania di organizzare secondo i propri desideri il piccolo regno imperiale, Bonaparte interviene sulla geografia del luogo e sugli equilibri sociali, mutando inesorabilmente la vita dell’isola, riuscendo a affascinare anche chi da sempre lo ha considerato nemico. In secondo luogo la narrazione è lasciata a un personaggio di fantasia, un appassionato di libri che fortuitamente viene scelto come bibliotecario personale di Napoleone, che gode quindi di un punto di osservazione privilegiato e fa da cassa di risonanza agli umori del popolo. I riferimenti storici sono puntuali, precisi, approfonditi e mai pedanti. Tantissimi i personaggi realmente vissuti e molti altri frutto del genio dell’autore, ma così reali da non riuscire a distinguere gli uni dagli altri. Il linguaggio, pur essendo attuale, ricorda lo stile ottocentesco, con incursioni dialettali fresche e naturali, pagine ricche di citazioni e spunti di riflessione. Ma infine Napoleone Bonaparte è stato un eroe, un innovatore o un mostro sanguinario e ambizioso? Una lettura ricca di stimoli interessanti che invoglia a scoprire o riscoprire la parte regale dell’isola d’Elba.