
La baia di Cape Cod, così ampia e completamente priva di ostacoli, con acque profonde e riparate dai venti, è uno stupendo porto naturale, lungo una costa altrimenti difficilissima da avvicinare. I boschi di querce, pini, ginepri e sassofrassi ricoprono le coste di quelle terre inesplorate, quando quel giorno di novembre dell’anno del Signore 1620 una barca di dimensioni modeste, ma piuttosto affollata, scivola nel porto per cambiare la storia: è la “Mayflower”. Elder Brewster, mastro Coppin, Rose Standish e tutti gli altri uomini, donne e bambini si preparano a passare mesi faticosi ma pieni di speranza e ad accogliere il primo Natale, la prima nascita del Signore in quel nuovo mondo appena nato… Dolly, quella sera, non riesce a chiudere gli occhioni azzurri e malinconici. A quei tempi, nel New England, nessuno si preoccupa di chiudere la porta, così Dolly dal suo letto può sentire l’andirivieni affaccendato di Nabby, la domestica, o i giochi degli adulti, o il gracidare delle raganelle. Quella sera sente il trambusto che fanno i suoi fratelli uscendo di casa e sente anche Spring, il suo fedelissimo molosso, che esce lasciandola sola. Da una finestra, però, entrano le luci e i canti dal ritmo dolce e maestoso, provenienti da una chiesa vicina. Una gioia insolita la attira fuori, verso quello spettacolo… La giovane Eleanor non sa proprio come accontentare sua mamma, la signorina B., le cugine Jane e Mary: ogni Natale si affanna a trovare i regali giusti per fare bella figura, ma tanto sa già che non serviranno a niente! La zia E., questa volta, le dice di guardare verso il vialetto sul retro, quella fila di baracche malandate: quest’anno potrà essere una fatina buona e fare dei regali davvero importanti…
L’autrice dei brevi racconti qui tradotti, pubblicati tra il 1850 e il 1878, è notissima per La capanna dello zio Tom. Harriet Beecher Stowe è stata definita dal presidente Lincoln “la piccola signora che ha causato una grande guerra”. E difatti, dietro una prosa molto dolce e delicata, si intravedono di scorcio le contraddizioni di un’epoca. Le tre storie raccolte in questo volume riportano tre differenti situazioni legate al Natale. Il primo Natale nel New England narra le speranze e immagina i canti festosi e nostalgici dei pellegrini che per primi sbarcarono nel nuovo mondo. Natale a Poganuc ci fa conoscere una bambina alle prese con le prime esperienze religiose. Infine, La fatina buona è un dialogo edificante e dolce sul significato dei doni e della carità. La penna di Beecher Stowe evita di scadere nel melenso e nel sentimentale – nonostante a tratti ci si avvicini molto – poiché in controluce, quasi nascoste, trapelano nella narrazione le speranze e le sofferenze alle fondamenta della nazione americana; le complessità dei rapporti tra differenti professioni di fede cristiana; le asprezze delle diseguaglianze sociali. Il tutto ben inquadrato in una solida e non ingenua prospettiva cristiana. In tre brevissimi racconti, l’autrice ci consegna una bella esperienza di lettura, un’occasione di riflessione e una testimonianza storica sui suoi tempi.