
Sandro si dichiara innocente e lo fa con fermezza, mentre è a letto con Alba e discutono delle accuse contro di lui. L’uomo intercettato dalla polizia durante uno scambio di droga è un altro. Uno che si chiama come lui e ha la sua stessa voce. Uno scambio di persona, insomma, ma col suo passato poco edificante non è strano che sia diventato il maggior sospettato. Si difenderà dalle accuse? Naturalmente no, la verità sarà evidente prima o poi e lui non farà certo la spia. Alba non condivide quell’atteggiamento, il fatto che sia disposto a sopportare “un tale peso sapendo qual è la verità”. Nel linguaggio della malavita la dignità è infarcita di omertà, collaborare con la giustizia significa perderla quella dignità. Ad Alba Sandro non appare come un uomo forte che si oppone alle ingiustizie, ma un uomo che si piega come un animale ammaestrato. Quando le confida che la verità lui la scriverà in una lettera che consegnerà a un prete, perché tenga il segreto, lei esplode. Vederlo piangere la commuove, le sta mostrando la propria fragilità e in un certo senso vincola anche lei al segreto, come sua amante e confidente. Può bastarle? Lui l’ha aiutata quando era in balia dei suoi demoni, è in debito. Sa che proviene da un mondo di violenza e rabbia e ha un passato burrascoso, non per questo lo stima e ama di meno. Pietro Di Girolamo, un pentito, ha tirato in ballo Sandro nell’omicidio di Ludovico Rizzo, avvenuto nel 1985. Il cadavere non è mai stato trovato e il racconto del pentito, che cova rancore nei confronti di Sandro per scontri del passato, è pieno di contraddizioni. Questo però non allenta la presa del pubblico ministero, soprattutto perché il padre di Sandro era uomo di mafia e si suppone lui ne abbia ereditato il ruolo...
“È strano come l’amore possa tramutare in orgoglio quello che altrimenti leggeresti come stupidità. Un filtro che non deforma la realtà, la ribalta”. Il giornalista e scrittore Enrico Bellavia dà voce a una donna innamorata e pronta a battersi per l’innocenza del proprio uomo, di cui è fermamente convinta. Alba crede nella giustizia, nella legge, nel lavoro dei giudizi e crede in Sandro, ad animarla è un forte senso di protezione nei suoi confronti, sebbene lei stessa conosca le regole di quel mondo, la pressione esercitata dal senso di appartenenza alla comunità, dal “senso di tribù”. Alba cerca una scappatoia da un matrimonio infelice, dalla bancarotta e dai tradimenti (Lorenzo, il marito, ha dilapidato il patrimonio della famiglia, ruba e collabora con la mafia). Trova nell’amante un supporto emotivo, legandosi a lui e nutrendo cieca fiducia. “Neppure per un attimo riesco a pensare di avere una vita che non preveda un uomo al mio fianco”, ammette e in effetti quella con Sandro non è l’unica relazione che porta avanti (e nemmeno la peggiore). Bellavia, capo redattore per “L’Espresso”, ha all’attivo la pubblicazione di diversi saggi che analizzano le dinamiche mafiose. Tra le opere più impegnative si possono citare Falcone Borsellino. Mistero di Stato e Soldi sporchi. In Negazione l’approccio narrativo è più intimo, prevede il filtro di uno sguardo femminile innamorato, che cerca di vedere solo il buono nell’uomo che ama e si illude di poter portare avanti la propria vita senza che la relazione con un uomo di mafia abbia ripercussioni su di lei, il suo lavoro e la sua famiglia. Fallendo in questo. Il romanzo è prevalentemente una storia d’amore e l’ambiente mafioso ne rappresenta la cornice. Bellavia descrive con precisione come sia facile restarne invischiati, come gli affetti ne vengano irrimediabilmente infettati e come sia difficile avere una percezione lucida dei rischi e sapersene distaccare.