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Nei miei okki - Storia di una donna nata bambino

neimieiokki

Napoli,1960. La prostituta mette al mondo due gemelli, la femmina muore poco dopo il parto, il maschietto per fortuna sopravvive. Quando ha solo cinque anni sa già di essere un femminiello; all’uscita dell’asilo si ferma sempre dal giostraio che per trenta lire fa salire i bambini su una grandissima barca che dondola rapida verso il cielo. Sono cinque minuti di grande gioia, durante i quali lui chiede sempre di volare in alto, sempre più in alto, perché vuole raggiungere lo spazio, vuole scappare da quel mondo che ha già definito quale sarà il suo destino. La signora, la madre, esce ogni sera per fare la sua professione e lo chiude sul balcone oppure se deve far salire un cliente lo rinchiude in uno stanzino dell’appartamento, in un antico palazzo di via Monachelle, dove pare sia stata assassinata una suora. Quando la donna si ubriaca lo chiama bastardo, lo prende a calci. Solo la nonna materna gli dimostra un po’ di affetto, ma non può occuparsi del nipote, tanto che alla fine, quando il bambino ha appena sei anni, interviene l’assistenza sociale e lo trasferiscono nel collegio Povere figlie di Sant’Antonio, in via Miradois. Nel collegio ci sono tantissimi bambini, ma per lui la situazione è la stessa: violenze fisiche e verbali, tanta paura e solitudine. Passato un anno la madre viene a trovarlo insieme al suo nuovo compagno, Piero. Nonostante tutto è felice di poter tornare a casa con lei, di tornare a avere una famiglia e Piero è così gentile con lui…

Nei miei okki. Storia di una donna nata bambino è il racconto autobiografico di Tania Ferrucci, nata con un corpo maschile e l’identità di genere femminile. Il libro ha vinto il “Premio Pieve Saverio Tutino” 2020, premio che è stato creato da Tutino, giornalista e scrittore, che nel 1984 fondò l’Archivio Diaristico Nazionale nel quale sono racchiuse oltre settemila diari privati. La raccolta di queste narrazioni di memorie è utile per riscoprire l’unicità di ogni singola vita e ascoltarne il racconto personale proprio dalla voce e dal punto di vista dei protagonisti. Il libro è quindi un quaderno di memorie in cui Tania racconta le innumerevoli traversie e i pericoli che hanno preceduto e seguito l’agognata metamorfosi fisica: dalle violenze alla prostituzione e alle droghe, che più volte l’hanno messa a rischio di perdere la vita. Attraverso la lettura nasce nel lettore una forte empatia, un ponte comunicativo che avvicina le persone e permette di scoprire nell’altro, “diverso da me”, la fonte per un arricchimento. Una testimonianza intensa, senza filtri, anche dal punto di vista stilistico, infatti la commissione redazionale ha per lo più mantenuto le pagine diaristiche fedeli allo scritto originale, sia per quanto riguarda la digitazione non canonica delle parole, sia per la povertà lessicale e le frasi sgrammaticate. Una scelta che lascia emergere con una forza inequivocabile nella crudele brutalità ogni episodio vissuto dalla narratrice, anche quando è solo accennato, e mette in evidenza l’ingenuità e la profonda bellezza interiore di Tania, che è stata capace di restare incontaminata nonostante il letamaio che ha dovuto, suo malgrado, attraversare.