
È possibile ricostruire le basi ideologiche e i principali riferimenti culturali di Vladimir Putin? Come molti altri politici, il leader russo è in primo luogo un realista in grado di adattare il proprio orientamento sulla base delle convenienze del caso, non è certo possibile definirlo come un intellettuale. Al tempo stesso, i suoi discorsi presentano vari riferimenti che evidenziano come le sue azioni siano influenzate da alcune idee di fondo ben precise. Analizzando l’evoluzione dell’atteggiamento di Putin nel corso degli anni e dei diversi mandati presidenziali è possibile infatti fare emergere alcuni tratti di base. In primo luogo, pur essendo sempre stato molto critico nei confronti del comunismo e del pensiero marxista-leninista, Putin è profondamente attaccato all’ideale sovietico, tanto da aver definito il crollo dell’URSS come “la più grande catastrofe geopolitica del secolo”. In secondo luogo Putin ha sviluppato, attingendo liberamente e a volte in modo spregiudicato al pensiero di intellettuali quali Ivan Il’in e Nikolaj Danilevskij, una propria visione della cosiddetta “originalità russa”. In un mondo sempre più caratterizzato dal dominio unipolare degli Stati Uniti, la Russia intende affermare e difendere il diritto a mantenere una propria linea di condotta autonoma. L’ultimo tassello all’interno del composito quadro intellettuale a cui il leader russo fa riferimento per giustificare e legittimare le proprie scelte politiche è rappresentato dalla visione di pensatori eurasisti come il noto e controverso Aleksandr Dugin, che a vario titolo si fanno fautori di un sogno imperialista nel quale la Russia-Eurasia è vista come l’unico baluardo a fronte di un mondo occidentale sempre più corrotto e destinato al disfacimento. Mettendo insieme tutti questi aspetti, quella che emerge è quindi “una dottrina ibrida e variabile che promette a tutti noi un futuro agitato”...
Il 24 febbraio 2022, giorno in cui Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, è una data destinata a rimanere nella storia per diversi motivi sui quali è persino superfluo dilungarsi. Sorpresi e scioccati dall'estrema tragicità dell’evento, molte persone in Europa e nel mondo hanno avuto una reazione in qualche modo istintiva e hanno pensato a un atto di vera e propria follia. Si è anche parlato di malattie fisiche o psicologiche in grado in qualche modo di ottenebrare il pensiero del leader russo e da più parti si è cominciato a invocare la possibilità di un salvifico golpe che, determinando un cambio di regime a Mosca, avrebbe automaticamente portato alla cessazione delle ostilità. Il libro di Eltchaninoff è una lettura obbligata per tutti coloro che sono interessati a comprendere più a fondo le ragioni di un conflitto che ha origini ben più profonde di quanto molti siano disposti ad ammettere. Non solo: evidenziando in modo puntuale la fitta rete di riferimenti intellettuali a cui Putin si è appoggiato e a cui continua a fare riferimento, questo saggio mostra in modo molto chiaro come il problema non sia riconducibile alla follia di un uomo solo. Per quanto sia sgradevole ammetterlo, l’idea di invadere l’Ucraina non è il frutto di un momentaneo attimo di pazzia di un leader sanguinario che ha del tutto perso il lume della ragione, ma si radica all’interno di una linea di pensiero che tutti noi faremmo bene a sforzarci di comprendere il più possibile, se non vogliamo correre il rischio di farci nuovamente cogliere impreparati di fronte alle svolte della Storia.