
Tom è in viaggio con la sua auto lungo una strada ghiacciata sferzata dal vento, mentre la neve cade copiosa. Prima di partire, sua moglie Lorna lo ha aiutato a preparare la macchina con un kit di sopravvivenza amatoriale – vanga, sacco a pelo, vestiti pesanti, torcia, una pila di cd, una tanica di benzina, thermos, cibo e medicinali. Tom ha preso il caricabatteria, ha messo l’antigelo sul parabrezza e impostato il navigatore. Mancano pochi giorni a Natale, l’intero Paese è paralizzato dal ghiaccio e le indicazioni che arrivano suggeriscono di evitare assolutamente di mettersi in viaggio. L’aeroporto di Newcastle è chiuso e il loro figlio Luke è rimasto bloccato a Sunderland dove frequenta l’università, nella casa edoardiana che condivide con altri cinque studenti. Loro sono già tornati a casa per le vacanze, lui è rimasto da solo ed è a letto con la febbre, probabilmente ha l’influenza. O forse non ha raccontato tutta la verità a sua madre per non farla preoccupare. Tom non ha avuto scelta. Lui è un bravo padre e poi lo ha promesso a Lorna, riporterà Luke a casa, dalla sua sorellina Lilly di dieci anni, che lo sta aspettando per festeggiare il Natale. La sua Toyota rav4 non lo ha mai deluso, eppure la partenza non promette affatto bene. Al primo pendio dietro casa gli pneumatici slittano e la macchina ridiscende, scivolando fino al punto di partenza. Dopo diversi tentativi, con molta pazienza, l’uomo riesce finalmente a immettersi sulla strada principale, accende la radio e trova le previsioni metereologiche ma le notizie non sono affatto confortanti. Prima un breve tragitto di un paio d’ore sul mare, quindi Tom comincia il tratto più lungo del percorso, circondato da colline e boschi immobili e misteriosi. Durante il viaggio, dall’Irlanda fino a dove risiede suo figlio, Tom resta completamente solo con se stesso – incontra soltanto una donna anziana che ha avuto un incidente con la sua auto – e il lungo silenzio è interrotto di rado da qualche chiamata di Lorna e Lilly e dalla voce femminile del navigatore. Ma c’è un’altra voce, in quella macchina, che gli parla, gli fa ricordare cose, gli permette (o gli impone?) di ripercorrere tanti episodi della sua vita. Tom è un fotografo di eventi privati e familiari, la fotografia è la sua vita e la sua grande passione, e grazie al suo lavoro ha anche conosciuto Lorna. Sarà per questo che il passato arriva all’improvviso come un’onda impetuosa di immagini che spesso lo fanno sorridere. Ma ci sono anche tante ombre tra quelle immagini ed è di quelle ombre che gli parla la voce che lo sta accompagnando in questo difficile attraverso il paesaggio innevato. Chi è Daniel? Perché è così doloroso per Tom parlare con lui? Questo viaggio non è pericoloso soltanto a causa delle strade ghiacciate e della tormenta che impedisce di seguire il percorso con facilità, Tom lo sa bene. “È tutto nascosto, anche i segreti che stringo con forza per impedire che trovino la luce”…
David Park è uno scrittore irlandese, i suoi romanzi hanno vinto numerosi premi, tra i quali l’Authors Club First Novel Award, ed è stato tre volte finalista al prestigioso Irish Novel of the Year Award. Questa è la storia di un viaggio pericoloso attraverso un paesaggio ghiacciato, in una Irlanda paralizzata da una bufera di neve, a pochi giorni dal Natale, ovvero la storia di un padre che, a bordo di un’auto che slitta e rischia continuamente di uscire fuori strada, sfida le intemperie per recuperare suo figlio ammalato rimasto da solo in un alloggio studentesco della sua università. Questa è la trama semplice. Ma il motivo per cui questo padre sente forte la responsabilità di dover fare questo viaggio è un altro e si cela dietro la complessità della paternità e dei rapporti familiari, soprattutto quando i fantasmi del passato si trasformano in compagni silenziosi ma dolorosi che costantemente si accompagnano a chi crede, dopo un evento sconvolgente, di poter riprendere una vita normale nascondendo le difficoltà in fondo alla coscienza. È così che invece la memoria si fa dolore, che una presenza si fa ossessione, che il rimorso si fa desiderio di assoluzione, un desiderio impossibile perché dipende soltanto dalla propria capacità di rielaborare i dilanianti sensi di colpa. Nel bagaglio di Tom, quando si mette in viaggio per recuperare Luke e riportarlo a casa da sua madre (per riuscire lì dove sente di avere fallito in passato), c’è anche un segreto doloroso, che il lettore scopre gradualmente dal lungo soliloquio che è il romanzo, e che è preferibile non svelare oltre per non privare i potenziali lettori di un elemento fondamentale di questa storia, ovvero una certa tensione che fa girare le pagine che, attraverso i ricordi del protagonisti, si squadernano tra presente e vari episodi del passato, come istantanee di un book chiamato vita. Basti dire che la tormenta del titolo non è soltanto quella della neve che spazza i paesaggi, lungo un viaggio che è anche un percorso di espiazione, alla ricerca di un equilibrio smarrito e di una percezione più indulgente riguardo cose che non possono più essere cambiate. Per citare “The Sunday Times”, questo romanzo “È un viaggio che è soprattutto un viaggio turbolento dentro se stessi e poi di nuovo fuori, nel mondo, con sprazzi di generosità e redenzione”. Una lettura che può risultare, in verità, un po’ pesante e monotona ma, tuttavia, potenzialmente gradevole per chi ama le storie di introspezione. Al termine del romanzo ci sono due link, uno per ascoltare i brani citati e che costituiscono la colonna sonora del viaggio e l’altro, che rimanda ad un percorso di testo e immagini curato dall’autore insieme alla pluripremiata fotografa Sonya Whitefield.