
Corre l’anno 1907 quando un giovane calzolaio romagnolo, Mario Buda di Savignano sul Rubicone, si imbarca sul transatlantico “Regina d’Italia” per raggiungere la terra della libertà, gli Stati Uniti d’America. Buda, che in paese è conosciuto per la sua irrequietezza, fantastica di aprire un negozio di scarpe italiane, “L’angolo di Buda”, e iniziare una nuova vita. Ma già il primo impatto con la sua destinazione, New York, non è positivo: odia i grattacieli che svettano sopra la città, viene costretto a lunghe settimane di attesa su Ellis Island, “un’isoletta merdosa al largo di Manhattan dove fermano tutti gli immigrati” e, una volta entrato in città, si accorge che New York è “piena di gente ricca da fare schifo, ma ancora più piena di gente povera da fare schifo”. La vita degli immigrati italiani non è da meno: discriminati dagli americani e costretti per sopravvivere a lavorare per il boss siciliano Ignazio Lupo, detto The Wolf, vivono nella povertà e nella fame. Non passa molto tempo che Buda decide di trasferirsi dal fratello della madre a Roxbury, una città che è “fabbriche, ciminiere, fumo, cemento, petrolio bruciato, bulloni, chiodi, fango, pioggia, rulli compressori, turni di dodici ore alla catena di montaggio, catrame, oppressione”, e cambia nome in Mike Boda. A Roxbury inizia a lavorare per la Stetson Brothers Leather Hats, una fabbrica che sfrutta sistematicamente gli immigrati, ed entra in contatto con Luigi Galleani, capo di un’organizzazione anarchica segreta, che lo inizierà all’odio e al sabotaggio del sistema capitalista…
Con il suo secondo romanzo, Matteo Cavezzali, autore di Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini (Minimum Fax, 2018), ricostruisce la vicenda, sfaccettata e spesso contraddittoria, che ruota attorno a Mario Buda, considerato dalla vulgata ufficiale il primo terrorista della storia (tanto che negli Stati Uniti l’autobomba è chiamata anche Boda’s Bomb). La domanda che viene posta è: “Cosa distingue un rivoluzionario da un assassino? È solo il successo o il fallimento della sua impresa?”. Cavezzali, consapevole che una risposta definitiva non esiste, lascia che a parlare siano i protagonisti di quegli anni violenti: lo stesso Buda, i complici, le amanti, i rappresentanti della legge e i giornalisti, ognuno con la propria versione degli eventi. Ne scaturisce un mondo, quello dell’America moralista e proibizionista, disseminato di sacche di povertà e criminalità, e pieno di pregiudizi, ingiustizie e maltrattamenti nei confronti degli immigrati di tutte le nazionalità. Il nero d’inferno non è solo il colore per scarpe preferito da Mario Buda, ma è soprattutto la condizione esistenziale degli emarginati e degli sfruttati. In questo contesto è facile che attecchiscano movimenti estremisti come quello anarchico. Cavezzali ci ricorda che il terrorismo non nasce dalla follia, ma dall’esclusione sociale di determinate fasce della popolazione, che poi cercano di rivalersi con i mezzi più violenti di cui dispongono. Così era per gli anarchici e per le brigate rosse. Così è, ai nostri giorni, per gli estremisti islamici dell’ISIS.