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Nessuno rivede Itaca

Nessuno rivede Itaca

Tommaso, compositore, cinquant’anni li ha compiuti ieri e i regali, “pochi scelti doni di amiche complici e amanti”, hanno accompagnato la ricorrenza. Inatteso, mittente uno studio notarile, il pacco giunto a nome di Massimo: una scatola di cartoline, lettere, ricordi e una chiavetta contenente un file dal titolo Nessuno rivede Itaca. Un romanzo inedito inviatogli come un lascito, l’ultimo dono di un amico morto. Perché proprio a lui? Massimo era amico di suo padre, lo aveva conosciuto ai tempi del servizio militare, era l’amico fuori dagli schemi, quello che sfuggiva alle etichette, che portava il cognome di un’antica famiglia di Venezia (ma sulla parentela non ci sono prove), che lasciava vagare la fantasia su improbabili antenati e dissertava con erudizione di storia e che mai ha voluto sposarsi a causa del suo “sottile e profondo sentirsi inetto goffo e inadeguato all’idea di donna”. Inevitabile ora ripercorrere gli anni di ricordi, di esperienze condivise, di aneddoti sulla guerra e il trasferimento a Roma dallo zio Benno dopo il bombardamento di Milano. Massimo e la sua consapevolezza che sarebbe diventato uno scrittore. La vicinanza della madre, della nonna e delle zie nubili, una vacanza a Cortina nell’estate del 1942, la fine della guerra, i dissidi per l’eredità alla morte dello zio, contesa da una figlia illegittima comparsa dal nulla. E il destino che mette fine a ogni discussione. Di Massimo e della sua casa immensa sul Verbano, Tommaso ha un ricordo che risale al 1978, alla prima visita: l’uomo pronto ad accogliere i visitatori, affiancato da due grandi levrieri, in quella “casa lontano da casa”…

Attraverso due linee di ricordi, quelli di Massimo nato nel 1936 e dei suoi scritti, e quelli di Tommaso, nato nel 1966, che li eredita, Hans Tuzzi racconta anni fondamentali di storia italiana, politica e cultura. Una cornice quella dei due amici che appartengono a due diverse generazioni e che comunicano attraverso il tempo e l’affetto, per parlare di svariati argomenti, senza trascurare la percezione della vita, dell’amore e della morte (sul frontespizio dell’opera il testo è indicato come “romanzo”, ma è davvero difficile non considerarlo un saggio, sia per lo stile ricercato, citazionistico, sia per gli spunti di riflessione). Tommaso è consapevole di come Massimo abbia rappresentato una figura fondamentale nella sua vita, momenti di condivisione ed esperienze che lo hanno portato a essere l’uomo che è oggi. E leggerne gli scritti lo aiuta a comprenderlo più a fondo e conoscerne i più intimi segreti. Itaca non è altro che il simbolo di una giovinezza che si è consumata, ormai lontana, irraggiungibile. Un testo che non è di sicuro tra le letture che si definiscono “leggere”, che richiede concentrazione per assaporarne la colta magia e l’atmosfera, da consumare con calma. “Le parole sono una strana faccenda, un regno animato e misterioso. Non esistono parole prive di senso.” Tuzzi, nome d’arte di Adriano Bon, è autore di saggi sul mercato librario, esperto di antiquariato, e autore di due serie di gialli: una ad ambientazione storica con protagonista l’agente Nerone Vukcic e una con Norberto Melis, molto amato dai lettori più affezionati. Docente presso l’Università di Bologna, ha collaborato con i quotidiani “Il Sole 24 Ore” e “Corriere della Sera”.