
Milano, 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio. Il reporter appassionato di cronaca nera Enrico Radeschi è impegnato nella presentazione di un libro di infima qualità pubblicato da una piccola casa editrice con la quale collabora saltuariamente per arrotondare i suoi magri guadagni. Sopraffatto dallo squallore della situazione, Radeschi manda tutto a carte quarantotto dicendo la verità sulla porcata immonda che sta presentando, alza i tacchi e se ne va. Perde un altro lavoro, ma in compenso guadagna la stima (e non solo quella) di una stupenda ragazza francese, Nadia (con l’accento sulla a finale). A turbare l’idillio piomba un black-out che paralizza Milano e manda a puttane la Prima della Scala, l’ennesima Aida allestita da un celebre regista. Il pubblico di vip sciama fuori dal teatro buio, e all’improvviso il sindaco meneghino Senio Biondi si accascia al suolo, fulminato apparentemente da un malore mentre era sottobraccio alla moglie. Le indagini – coordinate dall’ispettore Loris Sebastiani – portano ben presto alla luce una realtà molto più inquietante: si tratta di un bizzarro omicidio, perché il primo cittadino di Milano è stato ucciso con un’iniezione di un antibiotico al quale era allergico, che ha causato al poveretto un terribile shock anafilattico. Chi potrebbe esserci dietro al delitto? C’è una lista lunga così: Biondi, eletto col centrodestra, ha un rapporto disinvolto con i salti di maggioranza in Giunta, ha appena varato un piano di politica ambientale a colpi di pedonalizzazioni ed ecopass che ha suscitato una mezza rivoluzione e l’odio di numerosi imprenditori, e in più ha una vita sessuale chiacchierata. Mentre la polizia indaga, arriva come una mazzata la notizia che anche il sindaco di Parigi, ospite alla Scala, è stato trovato assassinato in albergo. C’è in giro un serial killer di sindaci o è in atto un complesso complotto politico a livello europeo? Il cronista di nera Radeschi – come sempre – si trova invischiato nelle indagini. Ma stavolta è un’indagine che scotta davvero, e il giornalista rischia di rimanere bruciato...
Terzo capitolo della saga ‘gialla’ dedicata a Enrico Radeschi e Loris Sebastiani. Stavolta come ambientazione della vicenda a Milano si affianca una Parigi in ebollizione, quella delle banlieue e dei centri sociali. E parallela alla pista che si snoda nell’ambiente antagonista europeo ce n’è un’altra che corre su internet, sulla versione hardcore del famoso YouTube per essere precisi, e addirittura una terza che scava nella famiglia del sindaco ‘eretico’ di una Milano che l’autore riempie di riferimenti all’attualità politica e sociale. Tanta roba, ma nessun pericolo di indigestione, perché il cuoco non ha esagerato con i condimenti e con le spezie, e si è tenuto sul light spinto, per fortuna. Forse solo Paolo Roversi infatti – tra tutti i ‘giovin scrittori’ che affollano la scena letteraria italiana – è così capace di mantenere la leggerezza mentre parla di orrendi delitti o torridi rapporti sessuali (un handjob a la punkabbestia, un amplesso gay in sauna e un ammanettamento al letto finito male vi bastano?): merito del suo approccio disincantato e della sua prosa frizzante, senza orpelli e soprattutto senza ombre. Rinunciare in partenza ai chiaroscuri esistenziali magari gli fa correre il pericolo di togliere profondità e charme ai personaggi, ma garantisce ‘good vibrations’ al lettore, che si adatta ben presto e ben volentieri al ritmo pop della scrittura di Roversi, scandito anche da una vera e propria playlist che accompagna come una ‘colonna sonora consigliata’ la narrazione.
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