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Niente da fare

Niente da fare

Elisa detesta l’America e gli americani. Non solo, ha anche una terribile paura di volare ed il suo inglese scolastico non le consente di viaggiare all’estero in autonomia. Eppure è all’aeroporto con in tasca un biglietto Malpensa-Logan via Heathrow. Il Grande Capo della rivista per cui lavora le ha assegnato una missione: scoprire che fine ha fatto lo scrittore americano Rudolph Key Lee che prima di sparire “era giunto alla conclusione che le parole fossero finite e che non c’era più verso di inventarne di nuove”. L’odiosa segretaria del capo ha già pianificato per lei agenda e trasferimenti. Le ha prenotato un alloggio a North End, trovato una traduttrice madre-lingua e fissato una serie di appuntamenti. Per primo un reporter del “Paris Review”, l’ultimo ad averlo intervistato prima della sua uscita di scena. Poi la prima e adorata moglie Fanny Nile, con la quale si è lasciato dopo la prematura scomparsa della loro unica figlia Corinne, falciata da un ubriaco. E infine la seconda compagna di vita, nonché suo editore, Helda Schmidter, con la quale ha rotto “per una questione di aggettivi”. Sedici opere in oltre vent’anni e poi… un silenzio che dura da oltre dieci anni. “Che fine ha fatto Rudolph Key Lee? Perché scompare uno scrittore? Com’è possibile che un buon autore, quando la sorte arriva a benedirgli ogni virgola, di punto in bianco lasci tutto e faccia perdere le proprie tracce?”. Ad aiutarla a dipanare il mistero c’è Prof, un amico sociologo conosciuto anni prima a Berlino che proprio nei suoi giorni di trasferta è a Boston per tenere delle lezioni ed incontrare alcuni colleghi…

Corrado Castiglione è un giornalista professionista, caposervizio al “Mattino” di Napoli. Autore di due raccolte di racconti (Vedi Napoli e poi niente, Sette storie di fine millennio) e co-autore di Oliver e altri migranti, con Niente da fare si cimenta nel suo secondo romanzo. Filo conduttore dell’opera il tentativo di rispondere ad una domanda solo in apparenza semplice: cosa spinge uno scrittore, magari addirittura all’apice del successo, a smettere di scrivere? Numerosi i casi – tutti senza risposta – della storia della letteratura, come Arthur Rimbaud (che lasciò la poesia per diventare mercante d’armi in Africa orientale) o Robert Walser (poeta svizzero che, a seguito di alcuni episodi di allucinazioni, passò gli ultimi 20 anni della sua vita in cliniche psichiatriche senza più scrivere nulla). A cercare di rispondere a questo difficile quesito la goffa e sprovveduta reporter Elisa, protagonista di questo romanzo incentrato sulla figura di uno scrittore americano di successo di fantasia, Rudolph Key Lee, sparito all’improvviso senza lasciare traccia di sé. L’indagine si dipana tra capitoli in prima persona che parlano del presente (Elisa e le sue interviste) e capitoli in terza persona che aprono spiragli sul passato più o meno remoto di Rudolph. E ci porta progressivamente a capire che dietro alla sua scomparsa c’è molto di più della convinzione, più volte da lui ribadita, che Shakespeare abbia già detto tutto molto bene. Da sfondo gli ultimi anni del mandato di Obama, percorsi dallo spettro della legge Brewer sugli immigrati nell’Arizona.