
In un Giappone antico, in un tempo indefinito, nel mezzo di un bosco risuonano i colpi di una lama che si fa strada con forza nel legno degli antichi alberi. Si tratta senza dubbio del giovane Kintaro, è molto facile riconoscerlo: sulla sua veste spicca il kanji 金 (“kin”), oro, e porta sempre con sé la pesante ascia. Non è un ragazzo come gli altri. È cresciuto nella foresta, dove animali selvatici di ogni sorta sono stati i suoi compagni di gioco. Il grande bambino d’oro, questo il significato letterale del suo nome, è dotato di una forza sovrumana che mette generosamente al servizio dei bisognosi, prodigandosi in buone azioni. Quel giorno, come molti altri, Kintaro è impegnato ad aiutare dei taglialegna nel loro lavoro. All’improvviso ecco arrivare un trafelato mago Yamakiko, messaggero di tristi notizie: sua madre si è ammalata e rischia di morire. L’unica medicina che potrebbe salvarle la vita si trova sulla vetta del monte Fuji e si tratta di un getto di acqua, trasformato in un elisir di lunga vita dai raggi di luce del sole nascente. Il tempo non è molto e un ritardo anche di poche ore potrebbe risultare fatale per la povera madre. Il giovane ragazzo chiama a gran voce due dei suoi fedeli amici, l’orso Kuma e l’aquila Washi, e senza esitazioni inizia il suo viaggio verso la sacra montagna. L’ora della lepre, momento in cui il sole sorgerà, incombe sul cammino del giovane e dei suoi compagni, ancora ignari delle sfide che potranno capitare loro durante questo viaggio…
Elisa Menini conclude la sua trilogia dedicata alla tradizione e al folklore giapponese con questo racconto lungo, ispirato ad una delle più famose figure dell’immaginario infantile e non solo. Un volume graficamente interessante soprattutto per la scelta di adoperare uno stile chiaramente ispirato ai grandi incisori del mondo fluttuante, tra cui spiccano i più conosciuti nomi di Hokusai, Hiroshige e Utamaro. In Nippon Monogatari le tavole esplodono di colori intensi, una palette cromatica limitata e definita tra cui predominano il rosso e il blu tipici dell’ukiyo-e. A riportarci alle antiche serigrafie non sono solo i toni ma anche i tratti che delineano paesaggi e personaggi, la prospettiva stessa, tipicamente bidimensionale e le linee nere ben marcate per delimitare i confini, in assenza di sfumature, inapplicabili in una stampa xilografica. L’uso concettuale del colore, impiegato per esaltare i contrasti più che per riprodurre la realtà in modo veritiero, è un’eredità che Elisa raccoglie invece da figure legate al suo percorso di studio, tra cui Mattotti e le avanguardie francesi del primo Novecento. Sfogliando il volume, un formato importante con pagine 21,5x30 cm, spiccano per la loro diversità alcune pagine espressamente studiate per inquadrare delle piccole finestre nella narrazione. Vi ritroviamo inserti che racchiudono antefatti, ricordi o battaglie frenetiche. In questo caso a risaltare sono le trame e le retinature tipiche del manga con un risultato finale che ricorda i lavori di mangaka storici come Osamu Tezuka o Akira Toriyama. Nippon Monogatari presenta una commistione efficace di tecniche del passato e del presente in grado di attualizzare una storia classica, fatta di archetipi. Nei precedenti lavori, Nippon Folklore. Leggende e miti del Sol Levante e Nippon Yokai. Il gioco delle dieci storie, Elisa aveva già dato dimostrazione di un attento studio delle tradizioni e dell’arte del Sol Levante, proponendo una propria reinterpretazione delle storie ma, al contempo, tributando alla cultura una rispettosa fedeltà. Una qualità ulteriormente certificata dalla supervisione della Oblomov e del grande Igort, profondo conoscitore di quel Giappone da lui stesso illustrato in innumerevoli pubblicazioni.