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No Vax: il grande sogno negato

No Vax: il grande sogno negato

Il dibattito sul vaccino per il Covid-19 e sul Green Pass è stato aspro e spesso minato da strumentalizzazioni e fake news, ha polarizzato e forse lacerato la società. Pian piano anche le vie di mezzo, le ragioni della scienza che onestamente si metteva in discussione e le cautele di chi, nonostante la paura, si sottoponeva all’iniezione, sono svanite. E i media, così come le discussioni al bar e sui posti di lavoro, sono diventate “divisioni frontali di altri tempi” oppure hanno inseguito l’onda lunga del populismo. Da un’indagine del sociologo e politologo Paolo Natale dell’Università degli Studi di Milano, emerge che circa il 25-30% della popolazione è contraria al certificato verde. Il malcontento è generalizzato e va oltre l’ambito sanitario. Perché? Per Giorgio Parisi, recente premio Nobel per la Fisica, il messaggio della scienza “non è passato con sufficiente chiarezza e grazie ai social network, le minoranze di oggi possono rinchiudersi in una sorta di bolla”. Pro o contro: occorre scegliere così nettamente? La scienziata Vittoria Colizza, direttrice del laboratorio di epidemie all’Inserm di Parigi, ha notato l’incapacità di percepire i fenomeni complessi e di comprendere il significato di rischio e beneficio: la motivazione di molti NoVax “se non è efficace al cento per cento allora non mi vaccino” è un’affermazione “che non ha senso nella nostra vita”. Dovremmo imparare a comunicare l’incertezza, come consiglia Nico Pitrelli, responsabile della comunicazione per la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Utili e necessarie come il metodo scientifico e la medicina, anche le scienze umane. Mario De Caro, professore di Filosofia Morale a Roma Tre, prova a sfatare alcuni miti. Lo Stato non può decidere per la sicurezza dei suoi cittadini? Così è garantita solo la libertà di chi rifiuta tale intervento. Ognuno è in grado di scegliere “pensando con la propria testa?”: un’assurdità…

Cosa succede, allora, quando la società si divide nettamente, talvolta con violenza, su un tema delicato e complesso? L’individuo emerge? Non è scontato, anzi è complicatissimo che accada. Il contrario di collettività è egoismo? Sembra arcaico, ma è da imputare al capitalismo che, nell’era dell’informazione e della digitalizzazione, si può intendere - secondo la definizione dello psichiatra Mario Colucci - come un’epoca gadgetizzata. “Riempimento del vuoto esistenziale attraverso oggetti di consumo” - tendenza meno sana delle solide e tradizionali forme di aggregazione del Novecento, quando un progetto comune, il mutuo aiuto, il procedere per obiettivi guidavano le masse. Il concetto di Colucci è affine a quello utilizzato dal filosofo Rovatti: “sgangherata pseudocomunità”. Sì, la pandemia ha svelato tanto di noi stessi, in senso collettivo; la scoperta non è piacevolissima ma va osservata con attenzione e strumenti adeguati. Il sottotitolo del libro di Francesco De Filippo, scrittore e saggista, giornalista - oggi a capo della redazione del Friuli Venezia Giulia dell’ANSA - sembra una sintesi dei tanti mesi trascorsi a dibattere in tv come nella vita quotidiana tra “chi rifiuta la somministrazione e la risposta degli scienziati”. In realtà, il saggio inverte le parti e, archiviando il racconto delle proteste e le opinioni del popolo restio al vaccino, offre la parola agli esperti, con la giusta calma e fuori dai ritmi soliti della comunicazione. Perché non si può scegliere seguendo solo l’onda anomala dei meme sui social o dei titoli acchiappaclic di articoli che mai verranno letti. Ecco lo spazio, dunque, per ascoltare, assieme ai nomi succitati, anche il parere di antropologi (Adriano Favale), imprenditori (Riccardo Illy), filosofi del diritto (Mariachiara Tallacchini), ricercatori in comunicazione (Fabiana Zollo).