
C’è un prima e un dopo, senza mai far riferimento alla morte di Hélène (avvenuta nell’attentato al Bataclan di Parigi), non in modo così esplicito come avviene per la caduta del muro di Berlino, la Seconda Guerra Mondiale, o il prima e dopo Cristo... Antoine vede Melvin crescere, giorno dopo giorno, sta imparando a fare il padre senza aiuto, senza nessuno che gli dica cosa fare. Il padre single, assumendosi le responsabilità di ogni gesto, di ogni scelta. Nella sua vita Antoine non ha mai conservato nulla o quasi, ma sa che gli oggetti dei morti diventano immediatamente sacri, perché raccontano la vita di chi non c’è più. In questo senso ha una responsabilità nei confronti di suo figlio. Cosa è veramente importante da tramandare al piccolo Melvil di sua madre? Nel momento di un trasloco, poi, tutto si fa più impellente: scelte da dover fare, ma che inevitabilmente non si fanno, facendo finire tutto alla rinfusa in scatoloni con su scritto “Hélène”. Il nuovo appartamento è al sesto piano di un edificio moderno, in una zona silenziosa dove non si sentono nemmeno i bambini che vanno a scuola. La nuova casa piace anche a Melvil che, nel frattempo, è stato “parcheggiato” dalla nonna materna, ma solo per il tempo del trasloco... Ora tutto è stato collocato al suo posto. Antoine ha riempito pareti e spazi, per paura del vuoto. Non si è allontanato dai ricordi e da quello che non ha trovato spazio nella nuova casa: gli scatoloni sono in cantina, comunque vicini, comunque a prova di ricordo e di nostalgia. L’interrato è il luogo consacrato a Hélène, finché altre esigenze non obbligheranno altre scelte...
Crescere un figlio da soli, cercando di imparare a fare il padre, il miglior padre possibile, significa anche fare i conti con il proprio passato, con la propria infanzia, con la propria storia e con gli esempi ricevuti dal proprio padre. Significa mettersi continuamente in discussione, almeno tutte le volte che i comportamenti sembrano assomigliare così tanto a quell’esempio del proprio genitore che è stato ritenuto sbagliato. Antoine Leiris torna a parlare della sua vita con il figlioletto Melvil, dopo aver perso la moglie nell’attentato al Bataclan. Questa volta lo fa allargando lo sguardo, non più legandosi al microcosmo di casa, formato da lui stesso, la moglie e il figlioletto, ma tornando a pensare alla sua infanzia, non certo felicissima, a tutti i problemi, al bipolarismo della madre, all’incapacità del padre di gestire i figli. E tutto questo lo fa mentre guarda suo figlio crescere senza quello che potrebbe essere definito come l’equilibrio e la prontezza nella sua gestione di una madre, mentre scopre Melvil capace di fare i capricci e di dire “no” ripetutamente, solo perché è il suo modo di imporsi, al quale però come padre non sa come approcciarsi, sentendosi impreparato, incapace di fare il duro, ma anzi con un cuore tenero che passa sopra anche alle precedenti, necessarie sgridate. Ma quello che Antoine non sa è che in fondo il figlio ha solo bisogno di amore per crescere, esattamente di quello che il padre gli dà incondizionatamente e quasi raddoppiato per sopperire a una mancanza.