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Non c’è pace per Kühn

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Martin Kühn è un poliziotto di quarantaquattro anni, sposato con Susanne, un’insegnante che fa spesso sfoggio delle sue conoscenze di latino, vezzo che infastidisce enormemente il marito. Ha due figli. Alina, la più piccola, gli ha chiesto un pony per il suo compleanno, regalo al di sopra delle possibilità economiche della famiglia. Niko, il maggiore, è invece pericolosamente affascinato da gruppi neonazisti. Malgrado la sua capacità di far confessare qualsiasi assassino, Kühn ha un problema: non riesce a comunicare con lui e questo lo preoccupa enormemente. Vive a Weberhöhe, un complesso residenziale vicino a Monaco dove prima c'era una fabbrica di munizioni. Il complesso ospita anche una nutrita schiera di immigrati spesso osteggiati dai residenti. Sui muri campeggiano frasi del tipo: “Qui abita la marmaglia”, “Via gli stranieri”, “Finti rifugiati libanesi di merda, a casa”. La vita di Martin Kühn, malgrado tutto, scorre monotona senza molte prospettive di avanzamento neanche in carriera, come non manca di fargli notare benevolmente il suo superiore, il procuratore Globke: “Un mestiere artigianale, era proprio quello che intendevo, signor Kühn. Lei è un artigiano. Lo ammiro molto per questo. Ha fatto davvero parecchia strada dai tempi del servizio di pattuglia. Guardi dov’è arrivato a colpi d’indagine, e senza nemmeno un titolo di studio. Lei è uno che ha ancora la terra sotto le unghie”. Improvvisamente, tuttavia, le cose accusano uno scossone: l’omicidio di un anziano, il rapimento di una bambina, un secondo omicidio efferato proprio dietro il giardino di casa sua. Per Kühn, bastano e avanzano per mettere in pericolo persino la sua vita…

Jan Weiler, riconoscibile per una narrazione condotta sul filo dell’ironia mista a un umorismo garbato, racconta ai suoi lettori una storia in cui l’elemento giallo si mescola ai malesseri sociali più frequenti dell’Europa contemporanea, quali ad esempio i problemi derivanti dall’eccessiva disparità economica e dalla convivenza multietnica. A questi si aggiungono i “troppi pensieri” che si agitano nella testa del protagonista e rendono i suoi sonni inquieti. Pur riconoscendone il peso narrativo ai fini della comprensione della vicenda, il tutto appesantisce un po’ la lettura del noir, che rimane comunque interessante e per nulla banale.