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Non c’è stata nessuna battaglia

Non c’è stata nessuna battaglia

Metà degli anni ’70, Padova. In un pomeriggio diverso dagli altri Andrea, Tod, Nick the Best One, GMT, amici inseparabili, si ritrovano, come oramai accade spesso, in piazza. Però quello è un giorno diverso non perché accadrà qualche battaglia, ma perché si compirà la vita. Succede che compare La Canova, una bella bionda di cui tutti subito si innamorano. Ma Nick è il più veloce e pronto a cogliere l’occasione, e tra i due scatta un sincero colpo di fulmine. Tod intanto litiga con il Cardo; GMT osserva gli amici, mentre il vecchio Andrea sfreccia con la sua Vespa esibendosi in coraggiose impennate. Trascorrono così il loro tempo, in un’atmosfera goliardica e spensierata, senza impicciarsi di politica, di ideologie, di scioperi e di scontri. Lasciano trascorrere la vita e la assaporano con l’innocenza della loro età. La loro storia si srotola rapidamente fino al 2006, trent’anni dopo, quando gli adolescenti sono ormai adulti e vivono la vita dei grandi, fatta di crisi, di separazioni, di figli, di rapporti difficili con se stessi e con gli altri, la fine dell’illusione della gioventù, la fine dei sogni, la vita…

Romolo Bugaro (padovano del 1962), autore di altri importanti romanzi come La buona e brava gente della nazione (Baldini e Castoldi 1998, finalista al premio Campiello), Il labirinto delle passioni perdute (Rizzoli 2006, finalista al premio Campiello) ed Effetto domino (Einaudi 2015), con Non c’è stata battaglia mette in scena un romanzo polifonico che convince per la genuinità delle trame e per il realismo, anche se spesso un po’ caricaturale, con cui sono descritti gli stati d’animo dei suoi personaggi. La storia genera straniamento, perché non è sempre lineare, ma si espande volutamente e lentamente nell’arco di trent’anni generando sensazioni a volte anche contraddittorie: è il racconto di un attimo di un pomeriggio che racchiude in sé tutto il mistero della crescita, delle responsabilità, delle scelte di vita, anche di quelle banali. Non esistono protagonisti, perché le storie dei personaggi principali trovano la loro ragione d’essere nei personaggi secondari che contribuiscono a ricomporre le tessere di un enorme puzzle che è la vita, in tutte le sue sfaccettature. Non è solo la storia di un gruppo di ragazzi, ma uno spaccato di vita serio e leggero allo stesso tempo di cui l’autore ci rende partecipi facendoci conoscere i punti di vista di ognuno dei personaggi, senza filtri né riserve. L’autore si mette di lato, senza mai interferire, lasciando al narratore, uno dei personaggi, il compito di unire il lettore al racconto. La lettura è veloce e il ritmo incalzante, mai stagnante, anche se il romanzo si compone di tanti dettagli, fermi immagine.