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Non è un paese per single

Non è un paese per single

Belvedere in Chianti è un paesino di poco più di tremila abitanti al confine tra le province di Firenze e di Siena. In questa ridente località toscana nessun uomo celibe è al sicuro, neppure se indossa un abito talare. Don Marzio, infatti, che è arrivato nel paesello fresco di seminario, è durato appena quattro mesi. Greta, la nipote di Caterina, gli ha fatto una corte spietata a suon di pappardelle, è riuscito a fargli mettere in discussione la vocazione e lo ha sposato. Poiché la scelta dell’uomo da sposare si è ormai ridotta a una manciata di scapoli che ha ancora un’età che si mantiene al di sotto di quella pensionabile, mamme, nonne e zie hanno sviluppato una specie di radar per intercettare un papabile marito nel giro di chilometri. La mamma di Elisa non fa eccezione e, ora che il conte Umberto Ricasoli è morto, le maestranze impegnate nella tenuta Le Giuggiole, di cui il conte era proprietario, sono in attesa delle disposizioni dei nuovi eredi, tra i quali chissà che non si nasconda un nuovo potenziale marito da accalappiare. Pare che l’erede sia Charles Bingley, il figlio della nipote di Ricasoli, Elena. Elisa sa bene di chi si tratti. Charles, che per lei è sempre stato Carletto, ha trascorso per anni, insieme alla sorella gemella Caroline, le estati nella tenuta del prozio e aveva stretto con lei e sua sorella maggiore Giada una bella amicizia. Insieme ai gemelli veniva anche un loro amico, Michael, con cui Elisa aveva legato molto. Nello stesso momento in cui a Belvedere tutti sono in fibrillazione, a Londra i fratelli Bingley e Michael stanno appunto discutendo a proposito dell’eredità che il conte Ricasoli ha lasciato ai giovani pronipoti. Caroline non ne vuole sapere, mentre Charles preferisce conoscere il parere dell’amico Michael che, a sentir nominare la tenuta teatro di mille avventure d’infanzia, richiama alla mente la figura di Elisa, all’epoca sua complice in ogni malefatta…

Un retelling di Orgoglio e pregiudizio. Il classico di Jane Austen trasportato nel ventunesimo secolo in uno scenario tutto italiano, tra le colline del Chianti dove vigneti e ulivi dominano il paesaggio e i grulli del paese, farmacisti che ignorano cosa sia la privacy e adolescenti scaltri si contendono la scena con single assatanate e madri in cerca del miglior partito possibile per le figlie. Felicia Kingsley - nom de plume dietro cui si nasconde un’autrice da seicentomila copia, architetta modenese da poco diventata mamma - conosce e ama il capolavoro da cui ha tratto ispirazione per dar vita a una commedia che, oltre ad essere una lettura davvero spassosa, dosa sapientemente romanticismo e ironia e tratteggia con penna sagace le debolezze di genere. Le donne che la Kingsley racconta nei suoi lavori sono pragmatiche e romantiche, capaci di affrontare con coraggio il fardello di un mondo che non sempre strizza loro l’occhio e dotate, allo stesso tempo, di un cuore capace di pulsare per amore e di credere nei sogni. Elisa, la protagonista di quest’ultimo lavoro della scrittrice modenese, è una donna forte, fautrice del proprio destino e incapace di scendere a compromessi. La vita, che le ha imposto scelte faticose affrontate dalla giovane con grinta e determinazione, la pone di fronte ad una nuova beffa, quando le fa incontrare, dopo parecchi anni, un vecchio amico d’infanzia con cui, all’epoca, il feeling era palpabile. Entrambi cresciuti, Elisa e D’Arcy sono parecchio diversi: lei non è più la goffa ragazzina d’un tempo e ha fatto delle responsabilità il fulcro delle sue giornate; lui è ricco, affermato, forse un po’ snob e allergico alle relazioni. Ovviamente - la Austen insegna - l’incontro tra due personalità così ben delineate e complesse è una miccia destinata ad accendere un fuoco in grado di alimentare un vero e proprio incendio nell’animo dei protagonisti. Le dinamiche di paese hanno un ruolo fondamentale in una vicenda che, capovolgendo il cliché che vuole la donna sempre all’affannosa ricerca del principe azzurro, è un inno alla vita e alla capacità, squisitamente rosa, di essere concrete e femminili senza dover necessariamente snaturarsi. Un intreccio dal potere terapeutico, nel quale trovare conforto in momenti difficili; una lettura accessibile e stimolante che, tra le righe, celebra lo spirito di sacrificio e l’abnegazione di chi sa forgiare il proprio destino partendo dal nulla e lo arricchisce con pazienza e determinazione.