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Non farmi male

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In via dei Banchi Vecchi, al civico 22/C, dietro Campo de’ Fiori a Roma, c’è la vineria “Mezzolitro”, di proprietà di Marco Paraldi, ex giornalista politico un tempo di una certa fama e spessore, che dentro dentro al suo locale si è rinchiuso dopo aver abbandonato la professione e la notorietà. Ora la sua vita è proprio come se la immaginava, dopo trent’anni di giornalismo: dietro al bancone ad aspettare i clienti e gli amici e poi fare la spesa al mercato, cucinare per loro e servire dell’ottimo vino a un prezzo onesto. Seduti al solito tavolo ci sono Mario Androne detto l’Avvocato e Sergio Bandinelli, detto Picasso. Ad aiutarlo dietro al banco c’è Bamba, un immigrato indiano capace di distinguere un roquefort da un gorgonzola e un olio pugliese da uno toscano. Paraldi ama bere e mangiare bene, ma soprattutto ama le donne, con le quali però ha un rapporto difficile, come con Chicca Tavani Cavadini, rampolla di una famiglia nobile che di lui si è invaghita e che, in un certo qual modo, anche a Paraldi non risulta indifferente. Ma essere stati giornalisti, quelli veri e seri, significa esserlo per sempre, anche quando forse non lo si vorrebbe più. È tale la forza del richiamo che Paraldi cede quando Giorgia, una giovanissima e avvenente ragazza alla quale ha dato casualmente un passaggio qualche notte prima, fa il suo ingresso al “Mezzolitro” per chiedergli di indagare sulla scomparsa della sua amica Noemi, sparita misteriosamente durante un festino organizzato in una villa. Da quel momento in poi, Paraldi si ritrova a scavare nel sottobosco di un ambiente lercio come quello dei produttori televisivi, dei proprietari di locali con doppiofondo dove ragazze avvenenti si esibiscono e si vendono. Ritrovare Noemi significherà accorgersi quale sia l’altra faccia della giustizia, cosa voglia dire ottenerla e a che prezzo…

Dopo La paura ti trova, uscito per Rizzoli nel 2016, fa di nuovo la sua comparsa nel mondo della narrativa il personaggio di Marco Paraldi, le cui ombre di una vita precedente lo seguono instancabili. Cinquantenne dal carattere non facile, il cui primo romanzo non riesce a spuntare dalla punta della penna, almeno finché ci sarà uno come Don Winslow a scriverne di impareggiabili, amante dei sigari e della buona cucina, Paraldi pare un primo prototipo di cui poi si è buttato lo stampo. Fascino, intelligenza, ombrosità, mescolate assieme sono la ricetta per affascinare le donne che cascano ai suoi piedi, pur mandandolo spesso a quel paese. Ma Paraldi è come un pianeta di una certa massa che non può non attirare a sé le persone. I guai invece se li va a cercare, tra i bei palazzi del centro di Roma e lo squallore dei locali di lap dance della periferia. Cercare Noemi, di cui l’ex giornalista conosce pochissimo, significa entrare in contatto con un mondo pieno di ombre, dove loschi individui pretendono il piacere, anche a costo di pagarlo con la violenza. Alla soluzione Paraldi ci arriva un po’ alla volta, quasi costretto, come lui stesso ammette. “Non è che chieda al mondo di ballare il tip tap, non l’ha mai fatto, non se lo sogna proprio di imporre qualcosa di strambo a qualcuno: ma pretende, questo sì, di restare dentro al proprio confortevole recinto, l’alibi pieno di piccole manie e innocue fissazioni” pensa cercando di giustificare alla sorella Caterina la propria stranezza caratteriale. Con Non farmi male la penna di Fabio Roncone, inviato speciale del “Corriere della Sera”, firma una sorta di noir à la Manchette, dove anziché Marsiglia c’è una Roma non dalla pelle liscia ma butterata e dove la giustizia ha un peso reale e scomodo quando è fatta da sé.