
Antonello è un bambino curioso e vivace come tanti. Allontanato da Roma e dai suoi genitori a causa della guerra, vive con i nonni in provincia di Rieti un’infanzia felice, anche se non mancano certo le prime esperienze dolorose: la “sparizione” della gallina Bianca, fino a quel momento la sua migliore amica, e la morte a causa di una brutta malattia polmonare del suo amichetto Mario. Subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 46’, la madre torna a riprenderselo: difficilissimo per lui il distacco dalla nonna, da quel mondo, per iniziare una vita con quelli che per lui sono purtroppo solo due estranei. Ma se il rapporto con la madre non tarda a svilupparsi divenendo affetto sincero e viscerale, quello col padre rimarrà per tutta la vita un rapporto estremamente difficile e conflittuale, che sfocerà anni dopo, nel 71, nel celebre testo “Padre Davvero”, cantato da Mia Martini. Seguiamo Antonello durante tutto l’arco della sua vita, dalle amicizie scolastiche ai primi amori, condividiamo la sua passione per la musica e la sua voglia di scrivere, di mettere in parole le sue emozioni, il suo modo di vivere, le sue esperienze. Lo vediamo diventare paroliere per i più importanti cantanti italiani degli anni '70 e successivamente negli anni '90. Siamo testimoni dell’inizio del suo impegno sociale volto all’educazione dei ragazzi rinchiusi in un carcere minorile e, in seguito, alla cura di persone affette da malattie psichiche. Le sue vicende personali si intrecciano con gli eventi più cruciali della storia italiana degli ultimi decenni e con lo sviluppo avuto nello stesso periodo dalla musica...
Quello di Antonello De Sanctis è un libro autobiografico molto particolare, sui generis; è un viaggio nella canzone, un viaggio indissolubilmente legato al suo vissuto trasportato fedelmente nei testi resi celebri da interpreti come Mia Martini (Padre davvero, La vergine e il mare, Ossessioni, Tesoro ma è vero), i Cugini di campagna (Innamorata e la celeberrima Anima mia) I Collage (Due ragazzi nel sole), Nek (Se una regola c’è, In te, Laura non c’è, Ci sei tu) Paolo Frescura (Bella dentro) e molti altri. E nello stesso tempo Non ho mai scritto per Celentano rappresenta un vera memoria musicale di questi ultimi anni, perché De Sanctis ha raccontato l’atmosfera, ha ricordato testi, canzoni, personaggi, fatti, eventi ed aneddoti che hanno contribuito a fare la storia del costume e della società italiana. Questo libro è stato scritto, per stessa ammissione dell’autore, per raccontare ai figli Valentina, Edoardo e Andrea la propria storia: un modo diverso per esorcizzare il suo cruccio di non aver mai scritto per Celentano, uno dei pochi grandi cantanti italiani a non avere mai avuto l’occasione di dare voce alle sue parole.
Quello di Antonello De Sanctis è un libro autobiografico molto particolare, sui generis; è un viaggio nella canzone, un viaggio indissolubilmente legato al suo vissuto trasportato fedelmente nei testi resi celebri da interpreti come Mia Martini (Padre davvero, La vergine e il mare, Ossessioni, Tesoro ma è vero), i Cugini di campagna (Innamorata e la celeberrima Anima mia) I Collage (Due ragazzi nel sole), Nek (Se una regola c’è, In te, Laura non c’è, Ci sei tu) Paolo Frescura (Bella dentro) e molti altri. E nello stesso tempo Non ho mai scritto per Celentano rappresenta un vera memoria musicale di questi ultimi anni, perché De Sanctis ha raccontato l’atmosfera, ha ricordato testi, canzoni, personaggi, fatti, eventi ed aneddoti che hanno contribuito a fare la storia del costume e della società italiana. Questo libro è stato scritto, per stessa ammissione dell’autore, per raccontare ai figli Valentina, Edoardo e Andrea la propria storia: un modo diverso per esorcizzare il suo cruccio di non aver mai scritto per Celentano, uno dei pochi grandi cantanti italiani a non avere mai avuto l’occasione di dare voce alle sue parole.