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Notti invisibili, giorni sconosciuti

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Kim Ayami ha smesso di fare l’attrice ormai da due anni. Nel corso di questo periodo ha lavorato come impiegata e segretaria tuttofare presso il teatro sonoro di Seoul, meta soprattutto di non vedenti e di studenti che ascoltano i copioni registrati e diffusi dagli altoparlanti. Ma la fondazione che gestisce il teatro ha deciso di chiudere l’attività, e nonostante il preavviso ricevuto da mesi, lei non è riuscita a trovare altro. Il direttore del teatro le ha consigliato di scrivere una lettera di auto candidatura presso la fondazione, ma lei non crede in quel possibile sbocco. La sua insegnante di tedesco - forse sul punto di affrontare una chemioterapia per un tumore al seno - potrebbe avere in serbo una buona opportunità: fare da “segretaria a tempo determinato” ad uno scrittore, un poeta straniero che sta per arrivare in Corea per terminare un’opera, e che quella sera stessa dovrà andare a prendere in aeroporto. Ma nelle notti d’agosto, quando il caldo diviene una cappa che soffoca la città e i suoi abitanti, strane cose possono accadere, le barriere tra i mondi sembrano liquefarsi, assieme alle differenze tra passato, presente e futuro, e tutto sembra divenire possibile. Persino incontrare altre versioni di se stessi…

“Il vero nome di questa città è «segreto». In questa città le persone, senza nemmeno accorgersene, si perdono l’un l’altra. Ogni cosa compare troppo velocemente e con la stessa velocità sparisce. E così la memoria. Mi potrebbe capitare di uscire e, dopo una decina di passi, voltandomi indietro, di non vedere più la mia casa che era sempre stata lì. Il vero nome di questa città è «segreto»”… Pubblicato per la prima volta nel 2013, Notti invisibili, giorni sconosciuti (알려지지 않은 밤과 하루 in originale) è il primo romanzo tradotto in italiano e in inglese - con il titolo Untold Night and Day- della sudcoreana Bae Suah, scrittrice e, a sua volta, traduttrice dal tedesco (sue sono alcune trasposizioni in coreano delle opere di Franz Kafka). Nell’opera - arricchita da un esplicito omaggio al capolavoro dell’autore iraniano Sadeq Hedayat La civetta cieca - la meticolosa, dilatata cronaca delle vicende dei protagonisti nella afosa, opprimente estate sudcoreana sfuma presto in un racconto ove si aprono all’improvviso varchi verso realtà parallele abitate da bizzarri doppelgänger: fantasmi dalle identità confuse - o smarrite -, chiamati a mettere in scena un copione da teatro dell’assurdo, punteggiato da inquietanti déjà-vu ed estranianti reiterazioni il cui significato, come in un sogno, sembra destinato a perdersi alle prime luci dell’alba.