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O² - Ossigeno

O² - Ossigeno
Luglio 2008. Alessandro decide di lasciare Treviso - dove aveva rimediato un alloggio in un dormitorio, qualche lavoretto occasionale e una relazione di poco conto con una donna sposata - per tornare a Milano, città dove è nato e ha trascorso l'infanzia in collegio, senza ricevere una sola visita o lettera da parte dei genitori. A Milano incontra Imma che, in un colpo solo, gli garantisce letto (meglio, certo, della panchina contesa a un gruppo di eroinomani), cibo, lavoro in un fast food e sesso. L'irrequietezza che lo contraddistingue, “un’inquietudine cronica” la definisce lui, prende però il sopravvento spingendolo ad andarsene nuovamente, prima a Lisbona poi in Grecia. Ad Atene Alessandro lavoricchia in un ostello, ci sa fare, gli è facile conquistare la simpatia dei locali.  Non è tutto rose e fiori però (quando mai la sua vita lo è stata) ed è uno stupro a segnare il suo soggiorno e a far riaffiorare l'urgenza di tornare a Milano. Qui incontra Thiago e Bianca, due modelli brasiliani che, con il loro essere generosi senza pretendere nulla in cambio, rimarginano la ferita causata dalla brutale esperienza di Atene. Aprile 2009. Alessandro ha seguito Bianca, impegnata su un set fotografico, a New York. La città gli piace, ci si ritrova e lì decide di fermarsi senza rientrare in Italia con l'amica. Vivere in un posto così caotico pare mettere a tacere il suo di caos: un lavoro da barista, lunghi pomeriggi assolati trascorsi a Central Park, scopate occasionali e soddisfacenti con le disinibite donne newyorchesi. Manca una sola cosa ma sta per trovarla, incarnata in una bellissima ragazza del Mozambico, Ophelia: “Sentivo che si stava aprendo un nuovo capitolo della mia vita e avvertivo che non necessariamente sarebbe dovuto durare solo una pagina”...
>Ossigeno è un romanzo di formazione travestito da diario attraverso il quale il protagonista Alessandro racconta i suoi vagabondaggi che, da luglio 2008 a luglio 2015, lo conducono in giro per il mondo accumulando ricordi ora preziosi, ora maledetti, nati dai luoghi visti, dagli incontri fatti e dagli affetti dati e ricevuti. Una mole di emozioni stratificate tra loro a comporre una via di accesso alla maturità intesa come capacità, e prima ancora volontà, di fermarsi, di placare quell'inquietudine cronica che trova gradualmente pace nel costruire relazioni salde (gli individui che, come atomi di ossigeno, tendono inevitabilmente a legarsi tra loro creando molecole forti). Cresciuto solo, incazzato con i genitori (non ha mai capito perché l'abbiano abbandonato ma lo scoprirà e anche questo gli permetterà di trovare quiete), non certo estraneo a dormire all'agghiaccio e a chiedere l'elemosina, Alessandro mantiene una certa purezza d'animo che non gli fa mai sfruttare chi gli offre un amore disinteressato e pulito. Proprio questi affetti combattono e vincono la sua tendenza allo sradicamento facendogli comprendere che nulla, come le relazioni, possono dargli respiro. Christiano Cerasola, l'autore italo-danese qui al suo esordio, non scrive male, il linguaggio non è certo sciatto o trascurato ma allora perché mi da l'idea di aver semplicemente svolto bene il suo compitino e nulla più? Io voglio che Alessandro mi coinvolga, mi faccia piangere di rabbia e pena quando subisce una violenza, gioire con lui quando ha la fortuna di andare a New York, intenerirmi quando si innamora. Perché non succede? Perché dalle pagine del diario non riesco a cogliere appieno il suo disagio, a spiegarmi le sue scelte, a provare empatia, a fare il tifo per lui? Perché Cerasola, al volante di una macchina potente (vedi una storia intensa) che pretende almeno la quarta marcia, innesta la prima e, mannaggia a lui, da lì non si schioda?