
Franco ha intenzione di prendere una piccola casa sulle colline e trasformarla in sezione operativa, dove far soggiornare tutte le persone che ritiene pronte ad intervenire. La mente creativa sarebbe rimasta in città, ma il braccio armato deve essere preparato fuori dal contesto urbano. Proprio lì, sulle colline è più facile lasciarsi andare, partecipare a discussioni che in ambiti borghesi perderebbero tutto il loro senso e la loro efficacia. Franco ha cominciato così, ascoltando la voce del Maestro in una di queste ville lontane dalle luci della città, che per arrivarci devi fidarti soltanto di quello che senti sotto i piedi, tanto è buia la notte. Ha ascoltato la voce del Maestro per tutta la notte, conservandone il giorno dopo il senso di appagamento. Non sente per capire, ascolta per prendere istruzioni e decisioni. In fondo ci vuole poco a rilevare un casolare, predisporre le stanze per riposare, avere uno spazio per esercitarsi. Preparare un attentato, magari una strage, è doveroso oggi, necessario. Basta leggere i dati delle occupazioni, della distribuzione della ricchezza, per capire che è il momento di agire. Questo si agita anche nella testa di Miro quando da un rudimentale computer estrapola i dati che danno forma a tutto quello che ha intorno. Sono dati che rendono urgente la necessità di un intervento, anche e soprattutto per dare una risposta al senso di vuoto e sfruttamento. È necessario un ordine nuovo, ma bisogna radere tutto al suolo e ricostruire dall’inizio, non bastano pochi correttivi…
Come costruire il manuale del perfetto terrorista e allo stesso tempo come raccontare quegli anni difficili della storia dell’Italia dilaniata tra le pulsioni delle organizzazioni terroristiche nere, fasciste, e rosse, comuniste: Ferdinando Camon sintetizza tutto questo in un libro, Occidente, comparso per la prima volta nel 1975 e oggi riproposto in versione rivista ed aggiornata, non senza qualche sofferenza nel ripercorrerne la genesi. Per ammissione dello stesso Camon Occidente è il suo libro più difficile, il libro che l’ha fatto sudare di più, che più l’ha preoccupato, il suo libro che provoca più di altri la morale del lettore: raccontare gli anni del terrorismo teorizzando anche la necessità ed il diritto della strage è stata un’operazione non semplice e soprattutto di non immediata comprensione, perché rischia di scivolare nell’apologia. Ora nei panni di Franco, ora in quelli di Miro, Camon riesce a ripercorrere le tensioni che hanno animato gli anni ’60 e ’70 raccontandone la drammatica assurdità con la quale si tentava di dare risposta alle istanze di giustizia sociale e civile. L’unica risposta che sembra plausibile è quella di riorganizzare tutto in modo da cancellare completamente il passato annichilendo il presente. Questa è la risposta a cui arrivano Franco e Miro e questa la risposta che Camon sottopone al suo lettore: siamo sicuri che una strage non sia la soluzione necessaria per far ripartire la nostra società in modo più etico?