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Ombre sullo Hudson

Ombre sullo Hudson

Hertz Dovid Grein ama le donne: ama sua moglie Leah, ama l’amante Esther e adesso ama anche Anna, anzi Anna l’ha amata per tutta la vita, ma adesso sente che è il momento giusto per fuggire con lei. Hertz però è combattuto: da una parte l’amore, dall’altra la Torah, la tradizione ebraica, la vita virtuosa. Ogni volta sembra sdoppiarsi: in casa non riesce a fare a meno di Leah, la donna perfetta, madre di sua figlia; fuori casa si trasforma e non riesce a trovare un la capacità di respingere le tentazioni, non riesce a rinunciare a quei piaceri, a quell’amore, a quella trasgressione. Ha bisogno di quella libertà perversa, fuori dalle regole granitiche della sua morale e della sua religione: non gli manca nulla, né una casa, né le letture, né l’intelligenza. Stavolta però non è uno scherzo da poco: anche Anna ha un marito e soprattutto ha un padre, Boris Makever, uomo ricco ed influente, con un appartamento nell’Upper West Side. Anna è vittima di un matrimonio infelice, tuttavia sa che se non sarà con Hertz la felicità, la felicità allora non esiste. In questo dilaniamento di sentimenti, pentimenti, passioni e ripensamenti Hertz consuma le sue giornate in cerca di quella via d’uscita che non gli compare nelle Scritture, che non gli compare nella sua noiosa vita quotidiana. Si tratta di distruggere tante vite, tante famiglie, tanti affetti per ritrovare se stesso. Su tutti grava il peso della giustizia divina, quel Dio che li ha salvati dall’Olocausto e li ha catapultati per una nuova vita da Varsavia a New York. Quel Dio che sembra non dare risposte. Sembra...

Isaac Bashevis Singer ha una scrittura ipnotica e stringente: ogni pagina, ogni immagine, ogni passaggio si liberano del peso delle trame bibliche, delle disquisizioni morali e filosofiche per avvolgere il lettore in un percorso sempre più stretto, preannunciando un finale escatologico salvifico che nessuno può trovare se non in se stesso. Quello è il mondo più grande, più pieno, più difficile da decifrare: un mondo fatto di carne e spiritualità, sogni ed incubi, errori, peccati e perdoni. Scritto in yiddish, come tutte le sue opere nonostante il perfetto inglese imparato dopo il trasferimento negli Stati Uniti, la sua narrazione è un fatto etico e introverso a tutto tondo, che indaga in modo inquietante nell’anima di una selva di personaggi che potremmo tutti definire come protagonisti, perché tutti sono portatori di una loro storia personale a cui Singer dedica gli spazi e i tempi necessari per permettere al lettore di poterne apprezzare i contorni umani assoluti. Ogni personaggio è infatti un tipo, un modello, negativo o positivo che sia, ma che da solo è un racconto. Come tutti i romanzi di Singer anche Ombre sullo Hudson, per molti versi gemello di Nemici, ha sfumature autobiografiche sulle quali l’autore ha continuato ad interrogarsi lungo tutto il percorso della sua vita: il senso del divino contrapposto alla vita umana ed al libero arbitrio.