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Omicidi quotidiani

Omicidi quotidiani
Una donna disperata e piena di rancore per aver perso un bambino a forza di botte massacra il suo uomo violento e ne dissemina il cadavere fatto a pezzi in vari punti del tragitto che fa con l'autobus per andare al lavoro. La triste fine di una donna suicida dopo aver avvelenato i figli in un barrio popolare di Bogotà porta alla luce un verminaio di ricatti, segreti, degrado e sopraffazione. Una povera donna di servizio che ha cinquant'anni e ne dimostra settanta vive con la nipotina malata e orfana in una baracca, conducendo un'esistenza grama e senza sorrisi: ma quando in una casa dove lavora sente dire che secondo gli induisti che muore di morte violenta si reincarna in una vita migliore, concepisce un piano disperato e terribile. Sette professionisti insospettabili vengono trovati uccisi con la testa sfondata a martellate: unico indizio, un numero di telefono e la lettera Y. Un tranquillo signore di mezza età uccide a sangue freddo con un colpo di pistola alla testa il figlio della vicina, un poco di buono terrore del barrio, e poi si siede tranquillo in salotto, circondato dai suoi familiari sconvolti, in attesa della polizia: che non viene...
Il secondo libro del poeta di strada e mimo colombiano Rogelio Iriarte è un sintetico, emozionante, affilato campionario di storie nere, nerissime. Che col piglio del cantastorie popolare l'autore ci racconta come fossimo a un crocicchio a raccogliere le testimonianze di una signora che “ha visto tutto”, illuminati dalle luci intermittenti delle volanti o dell'ambulanza. Una galleria di formidabili figure femminili: donne dolenti, piegate dalla vita ma ancora con in serbo un colpo di coda, una mossa disperata, un sussulto di rabbia e voglia di dire "Io esisto" non solo in quanto vittima, in quanto oggetto, ma in quanto persona. Il colonnello Palacio e il tenente Martìn, i personaggi storici di Iriarte, ci sono: ma il loro ruolo è assolutamente marginale, da testimoni impotenti e un po' svagati, da uomini sommersi da una quotidianità brutale e insensata in una delle metropoli più violente del globo, Bogotà, un luogo dove – per citare la postilla dell'autore - “la vita è un carnevale di fuoco e sangue, di sesso e sudore, di morte e rinascita” e nemmeno i bambini sonno innocenti.