
Dave si ritrova improvvisamente orfano con Toph, il fratello minore, da accudire. Dave ha ventidue anni, e non ha nessuna intenzione di rinunciare a vivere; Toph ha appena otto anni ma non vede l’ora di diventare grande. I due decidono di vendere la casa dove hanno vissuto fino a quel momento con i loro genitori e partono alla scoperta del mondo, in fuga da assistenti sociali, parenti piagnoni e amici pieni di compassione. Dave, diventato improvvisamente sia mamma sia papà, scarrozza suo fratello in giro per la California alla ricerca di un appartamento. Tra una casa e l’altra Dave educa suo fratello al frisbee, ai cibi precotti, alle ragazze, alle feste, a MTV, alle scivolate sui pavimenti appena tirati a lucido, alla lotta greco-romana. Con i primi 10.000 dollari derivati dalla vendita della casa d’infanzia, Dave fonda una rivista di controcultura, Might Magazine, e si impegna nella ricerca di uomini e donne disposti a farsi fotografare nudi per lanciare il primo numero. A seguire, colloqui ai limiti dell’assurdo con i professori di Toph, incontri tra genitori (e mamme niente male), amici sballati, bulli alla ricerca di guai, pattuglie della polizia, vecchie ragazze di Dave, nuove compagne di classe di Toph. I due diventeranno sempre di più – in nome di un modello di crescita e di educazione controcorrente – dipendenti l’uno dall’altro, riuscendo a spuntarla in tutte le situazioni e a divertirsi, sempre e comunque, nonostante tutto...
A farci capire che quello che abbiamo tra le mani non è un libro come tutti gli altri ci pensa già la prefazione, scritta da Dave Eggers stesso, il quale avverte nelle “regole e suggerimenti per apprezzare al meglio questo libro”: “Non c’è un’irresistibile necessità di leggere la prefazione. Sul serio. […] Se avete già letto la prefazione, e avreste preferito non farlo, ce ne scusiamo. Avremmo dovuto dirvelo prima”. In questa non tanto breve nota introduttiva (37 pagine, ma, d’altra parte, eravate stati avvertiti) Eggers ci fa assaggiare tutta la sua irriverenza e tutta la sua ironia. Facendo il verso ai critici e agli interpreti snob Eggers propone per la sua storia chiavi di lettura e simbolismi alquanto bizzarri (madre = sole; padre = luna; tinello = passato). Racconto autobiografico e metaletterario (il titolo è già un programma), con il gusto per le iperdescrizioni e per i particolari, la storia che Dave Eggers ci racconta colpisce innanzitutto per la prosa. Cruda e cattiva quando serve (la minuta descrizione dei sintomi della malattia che causa la morte della madre), scanzonata e fancazzista al punto giusto. Con dialoghi degni di un film di Tarantino (a proposito, nel 2002 la casa cinematografica New Line Cinema ha acquistato i diritti del libro ma il film alla fine non è stato realizzato) Eggers ci tiene incollati alla pagine fino alla fine. Tutta la storia è raccontata in prima persona e in tempo reale. Il lettore si muove e pensa insieme a Dave in un ritmo travolgente e velocissimo. La storia non è priva di momenti drammatici e commoventi, in particolare nella prima parte del libro, quando l’autore ci racconta con straordinaria lucidità della morte dei suoi genitori. Ma a stupire ancora di più è soprattutto la volontà di non autocompatirsi e la forza sovversiva con la quale Eggers rigetta tutto il buonismo che il mondo gli riversa sulle spalle. Opera struggente di un formidabile genio, opera prima di Dave Eggers, apparsa in America nel 2000, tra i finalisti per il Premio Pulitzer nella categoria non-fiction, è davvero tale. Una confessio del XXI secolo degna di stare sullo stesso scaffale insieme ai grandi della letteratura americana.