
Antartide, Base Amundsen-Scott, 2007. Lui è arrivato al seguito di una spedizione scientifica di cui fa parte anche Jeremy Miller, un gallese che si occupa di pinguini. I pinguini Gentoo, con la loro caratteristica andatura prudente, che sembrano soppesare esitando ogni singolo passo sulla roccia o sul ghiaccio “e quando l’approdo è stato valutato nei dettagli si raccolgono in un’espressione finale da Cosa sarà di me!, aprono le natatorie e fanno il salto, pochi centimetri, arrivando leggermente sbilanciati, stupiti di essere ancora in piedi”. Oppure i pinguini Adélie, al confronto giocosi acrobati, che balzano e rimbalzano come pupazzi. O ancora i pinguini Imperatore, grossi e pomposi chiacchieroni. È assai facile cadere nella tentazione di antropomorfizzare i pinguini con le loro buffe movenze, ma bisogna evitare di farlo, è un errore che degli scienziati non possono permettersi… Santiago del Cile, 1990. Non lo sapeva prima di partire dall’Italia, ma è arrivato qui in un momento storico. Sono i giorni della Transmisión del Mando, la “restituzione” della democrazia al Cile da parte del dittatore Pinochet, e del ritorno in patria di migliaia di esuli. Tra questi c’è anche Roderigo de Castro, che lo invita a cena a casa sua. Tra gli ospiti ci sono anche una coppia di Milano – il giorno dopo partiranno per una breve crociera in Patagonia su un piccolo cutter – e un paio di oppositori del regime… Terra del Fuoco, Punta Arenas, 1897. La popolazione della cittadina è in costante crescita, ormai si contano più di 4500 abitanti, originari di praticamente tutti i Paesi d’Europa. Il 14 dicembre la spedizione de Gerlache spiega le vele, “con tempo nebbiosissimo”. La navigazione nei canali della Terra del Fuoco è difficile – di notte pressoché impossibile –, pericolosa a causa dei tantissimi scogli, quindi è necessario procedere con estrema lentezza e scegliendo ogni giorno un ancoraggio sicuro per la notte. A peggiorare ulteriormente le cose ci si mettono le pessime condizioni meteorologiche che l’equipaggio belga deve fronteggiare… Aprile 1882, costa meridionale del Rio Gallegos. “(…) Venti straordinari, piovaschi e nevicate fitte” impediscono alla nave “Cabo de Hornos” di raggiungere lo stretto di Magellano. L’ancora non regge, si spezza, il tempo sembra congiurare contro la spedizione e solo la notte del 9 aprile la nave riesce a imboccare il Rio de Santa Cruz. La boa che dovrebbe segnalare il Banco di Orange è introvabile e anche due bastimenti a vapore che seguono la “Cabo de Hornos” rimangono boccati per parecchie ore. Alla fine si forma la combinazione giusta di vento e correnti e si riesce ad entrare nella cosiddetta Prima Strettoia: neanche però il tempo di tirare un sospiro di sollievo che si alza forte il grido “Uomo in mare!”. Si tratta del mozzo Ramón: lo scandaglio gli si è avvolto alle gambe e il peso del piombo lo ha trascinato…
A distanza di quasi vent’anni dalla serie di sei articoli scritti per il “Corriere della Sera” tra l’aprile e il giugno 1990 sotto il titolo Diario di uno scrittore nelle estreme regioni australi, Daniele Del Giudice – prematuramente scomparso nel 2021 a causa del morbo di Alzheimer – decide nel 2009 di dedicare un libro intero alla magia delle zone più meridionali del nostro pianeta. Al diario del suo viaggio effettivamente compiuto nel 1990 già raccontato ai lettori del quotidiano milanese e di uno soltanto immaginato datato 2007, Del Giudice aggiunge il racconto – in suggestiva staffetta – delle spedizioni di Giacomo Bove nel 1882 (prima sulla nave “Cabo de Hornos” e poi sulla goletta “San José”) e del belga Adrian de Gerlache de Gomery tra 1897 e 1899. Parliamo quindi di navigazione in condizioni climatiche estreme, descrizione di avamposti isolati, incontri con tribù di nativi dalle usanze bizzarre che vivono in estrema povertà. La quota di fiction è ridotta al minimo, non c’è una vera e propria trama, le atmosfere sono ovviamente diverse tra le linee temporali ma i toni sono ugualmente sommessi e chi non è interessato a questi argomenti e a questi luoghi troverà in Orizzonte mobile poco di affascinante, se non la prosa cristallina e l’equilibrio di uno scrittore dalla profonda sensibilità e dalle indubbie capacità tecniche. Nella primavera del 2009 il libro fu al centro di una furiosa polemica nell’ambiente letterario, perché dato per “vincente annunciato” al Premio Strega da non meglio precisate indiscrezioni raccolte da diversi addetti ai lavori. Del Giudice si offese mortalmente e pretese da Einaudi il ritiro della sua candidatura al prestigioso premio letterario, pubblicando una lettera aperta in cui tra l’altro si leggeva: “(…) Desidero che il mio libro Orizzonte mobile percorra la strada che deve percorrere con le proprie forze, nel lavoro di chi scrive questo è sempre prioritario. Il libro stampato non ci appartiene più, e il nostro accompagnarlo è un po’ ridicolo, come se uno pretendesse di spingere avanti ciò che è stato prima. Un premio non riconosce l’autore, serve piuttosto a far conoscere un libro che va comunque per il mondo per suo conto. E nessuno scrittore dotato di un minimo di consapevolezza affiderebbe le proprie certezze, per poco importanti che siano, al risultato di un concorso letterario; il vero riconoscimento (e il riconoscersi) si vive da sé giorno dopo giorno mentre si scrive il libro: è lì che incontriamo gli altri attraverso le parole, lì stanno le nostre vittorie e le sconfitte, ed è abbastanza facile coglierle all’istante. (…) Allo stesso tempo desidero che quanti hanno parlato di Orizzonte mobile a proposito dello Strega, attribuendo la certa vittoria a Tizio o a Caio, trovino il tempo di leggerlo nelle brevi pause dai loro impegni”.