
Francia, fronte nordoccidentale della Prima Guerra Mondiale. Due soldati dell’esercito francese guardano sfilare il 181° reggimento di linea attraverso un minuscolo paese nascosto tra i monti, mentre si allontana dalle prime linee per ristorarsi. Non passano però che poche ore e quello stesso reggimento viene fatto tornare sui propri passi e, di nuovo, deve raggiungere il fronte di fuoco. Il motivo è contenuto in un dispaccio diretto al comandante in capo e che contiene una notizia errata. Troppo frettolosamente infatti si è data per conquistata una roccaforte tedesca chiamata “Formicaio”, che da tempo i francesi tentano inutilmente di espugnare. Una piccola Gibilterra in miniatura, così come viene definita, da dove i tedeschi li tengono costantemente sotto tiro. Ma oramai la notizia è stata data, perciò occorre che l’operazione venga compiuta e al più presto. L’ennesimo e disperato tentativo si rivela vano e con un gran numero di soldati caduti ancor prima di raggiungere il reticolato nemico. Ma questo fallimento non viene accettato dal comando che, accusando di codardia i soldati del 181° reggimento, impone che un soldato per ogni compagnia compaia dinnanzi a una Corte Marziale e venga fucilato. Tre uomini vengono scelti e portati al processo che si rivela essere una farsa sbrigativa. Tra essi, si trova anche uno dei due soldati che appena pochi giorni prima si era unito al reggimento dopo averlo visto sfilare. La loro sorte è segnata e gli uomini si schierano davanti al plotone di esecuzione tra le cui file il condannato scorge un volto conosciuto...
“Tutti i personaggi, le unità militari e i luoghi di questo libro sono immaginari. Se tuttavia il lettore domandasse: «È realmente accaduto tutto questo?», l’autore risponderebbe: «Sì»”. Più che l’orrore per la guerra contro un nemico asserragliato in una roccaforte assolutamente inespugnabile, e con essa lo strazio di poveri soldati che cadono come foglie secche dagli alberi, in Orizzonti di gloria assistiamo alla barbarie di una macchina militare talmente spietata da accusare i suoi stessi soldati di codardia poiché ancora vivi dopo un assalto fallito. La loro stessa esistenza è la dimostrazione che non si è fatto il necessario per espugnare e combattere, la loro sopravvivenza è il risultato di un dietro front non comandato, la prova provata di una vergogna che va punita con la morte. Il romanzo di Humphrey Cobb, scrittore americano ma nato però a Siena nel 1899, viene pubblicato nel 1935 e poi portato sul grande schermo nel 1957 da Stanley Kubrick, con Kirk Douglas nella parte del colonnello Dax, che tenterà di difendere i soldati sottoposti alla Corte Marziale. “L’istinto fatalmente gregario delle truppe in presenza del nemico (..)” recita il manuale militare, che trasforma i soldati spaventati durante un attacco in tante pecore le quali, ammucchiandosi in uno stesso punto, non meritano che di morire. Un romanzo duro, dalle immagini spietate che parrebbero davvero immaginarie se non fosse che la realtà troppo spesso supera la fantasia. Una su tutti, lo schiaffo dato ai soldati che sul patibolo svenivano dalla paura. “Per una ragione che non sono mai riuscito a scoprire” dice un soldato all’altro “prima di essere fucilato bisogna che uno sia fatto rinvenire. E adesso vado a cercare di finire il mio sonno”.