
C'era una volta un fiume, il Tevere, che nato tra i faggi di un monte remoto piano piano si ingrossava, e diventava finalmente grande e maestoso proprio poco prima di giungere al mare. Proprio in cima a una collina là vicino sorgeva la città di Albalonga, fondata tanti anni prima dal profugo di Troia Enea, e governata ora dal saggio re Numitore. Ma suo fratello Amulio, invidioso, usurpò il trono e fece rinchiudere la figlia di Numitore, la bella Rea Silvia, in un convento di vestali. Qui la scopre il dio Marte, che invaghitosene la ingravida: nascono due gemelli, che vengono battezzati Romolo e Remo. Ma Amulio, venutolo a sapere, dà ordine di uccidere i neonati...
In un'alternanza tra prose e versi – scorrevoli e accattivanti le prime, suggestive e ficcanti le seconde – la storia della fondazione di Roma viene presentata dal veterano di mille favole Roberto Piumini in una veste davvero assai moderna, sebbene non rinunci a quella sanguinaria arcaicità contadina che ammanta da sempre il mito capitolino. È come se il volumetto – realizzato in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e Comune di Roma – aprisse un canale di comunicazione privilegiato tra quei due bambini di più di due millenni fa, perseguitati senza avere colpe, abbandonati, allattati da una lupa disperata e adottati da una coppia di pastori fino ai giorni della vendetta e del fratricidio, e i bambini di oggi, acuti e precoci osservatori della realtà dall'alto di soffici divani. Le sghembe e 'pupazzettistiche' illustrazioni di Lucia Scuderi sono perfettamente funzionali alla narrazione, e si giovano di un utilizzo del colore capace di toccare corde emozionali profonde, proprio come la drammatica, cupa storia della nascita di Roma esige.