
Il 20 gennaio 1996, alle otto di sera, l’aeroporto di Butmir si presenta come una fettuccia di terra non coperta dalla neve. Tutta la città è immersa nell’oscurità più assoluta, coperta da un manto nero privo di stelle. L’archeologo Fabio Maniscalco si trova, quasi senza accorgersene, su uno di quei mezzi blindati, i VM 90P, che in gergo i soldati chiamano “scarafoni”. I suoi occhi cercano di capire cosa nasconda quel buio, mentre la luce dei fari riesce ad illuminare cumuli di neve e macerie. Di lì a poco, anche l’ex ospedale pediatrico di Zetra gli si presenta come un ciclope orbato di metallo e cemento, con le membra sconquassate a causa dei bombardamenti subiti, con tutto un penzolare di cavi e uno sgretolarsi di muri. Ma quell’ospedale deve essere rimesso a nuovo, perché scelto per ospitare il comando della Brigata Garibaldi, vista la decisione delle Camere – contrari solo i parlamentari di Rifondazione comunista – di approvare una risoluzione favorevole alla partecipazione dei militari italiani alla missione NATO in Bosnia, l’operazione Joint Endeavour…