
Quando è primavera e c’è bel tempo, se il giorno precedente è stato proficuo, il padrone si sveglia di buon’ora e verso le sei e trenta esce a fare una passeggiata all’aria aperta prima di iniziare la giornata. Non appena è uscito, scesi i gradini della porta di casa, emette un fischio cui, qualche secondo dopo, segue uno scampanellìo. Bauschan lo raggiunge e per poco non lo butta giù. Bauschan è un cane, un pointer tedesco dal pelo raso. Il cane prende la rincorsa dalla cuccia, e ogni volta il padrone deve mettersi sulla difensiva, perché ha l’impressione che verrà travolto. Puntualmente, ogni volta Bauschan cambia direzione all’ultimo momento. Inizia allora una danza fatta di saltelli e scodinzolii, che si fermano solo quando il padrone gli porge la mano. A quel punto Bauschan si mette su due zampe e si lascia accarezzare docilmente. E mentre sta così, quasi sospeso, Bauschan spinge la bocca verso il padrone, aprendo e chiudendo le labbra come se gli volesse dare un bacio. Poi il padrone si incammina. Abita non lontano dal fiume, ed è parallelamente al corso d’acqua che procede, seguito dai salti di felici di Bauschan, che si comporta così perché ha capito che al padrone piace, che riceverà molti complimenti…
Bauschan non sarà certamente famoso come Argo – il cane di Ulisse – o come Lassie, però può vantarsi di avere un libro dedicato interamente a lui. Padrone e cane, più che un romanzo, è un racconto molto lungo di uno degli autori più importanti del Novecento letterario, Thomas Mann. Apparso per la prima volta nel 1919 (per dare un’idea: La morte a Venezia era uscito nel 1912, La montagna incantata sarebbe stato pubblicato nel 1924), Padrone e cane è una lunga descrizione del rapporto tra un cane da caccia tedesco e il suo padrone. Mann divide il romanzetto in cinque capitoli (Svolta all’angolo, Come acquistammo Bauschan, Qualche notizia sulle abitudini e il carattere di Bauschan, La riserva, La caccia), utilizzando la sua prosa peculiare per dettagliare ogni aspetto della vita di Bauschan in maniera pressoché scientifica, dimostrando una capacità di immedesimazione fuori dal comune. Così, un’azione banale come una passeggiata mattutina diventa, grazie alla descrizione di Mann, la cosa più bella e allo stesso tempo più urgente che possa accadere in quel momento. Non si può non notare infine come anche qui emerga con nettezza una chiara dicotomia qualitativa tra la vita in città e quella al di fuori di essa, all’aperto, tra i boschi e i ruscelli.