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Paese infinito

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Colombia, distretto di Santander, nei pressi della città di San Vicente de Chucurí. Da qualche parte, lì tra le montagne, c’è un riformatorio. Tra i tanti carcerati minorenni si trova Talia. Talia ha quindici anni, e tra pochi giorni deve ricongiungersi con sua madre, Elena, che vive negli Stati Uniti. Fino all’ultimo, Talia ha sperato che suo padre, Mauro, trovasse un modo per farla uscire di lì, ma nel corso dell’ultima telefonata le è stato fatto intendere che avrebbe dovuto cavarsela da sola. Cioè, avrebbe dovuto evadere. Detto fatto: un paio di sere dopo, Talia progetta e attua la sua fuga. Assieme alle compagne di camera attira suor Susana, che sta facendo la ronda, all’interno del dormitorio. Una volta entrata la suora, le ragazze la legano, escono dal giardino sul retro e poi ognuna va per la propria strada. Talia deve tornare il prima possibile a Bogotá. Così si incammina e presto raggiunge una stazione di servizio. Lì incontra il suo primo benefattore, al quale spiega di essere diretta a Tunja, non lontano dalla capitale. L’uomo le dice che può al massimo accompagnarla fino a Barrichara. Da lì in poi, dovrà vedersela per conto suo…

Paese infinito è un romanzo che muove fino alle lacrime, con una vivida e tangibile potenza evocativa, specie nel rappresentare la miseria e la disperazione. Per descrivere questo tipo di situazioni, Patricia Engel, statunitense ma di origine colombiana, sembra essere davvero portata. Vuoi per una certa affinità dettata dalle origini, vuoi per il fatto che l’America degli ultimi anni ha offerto una miriade di spunti in questo senso, Patricia Engel mette in piedi un’epopea familiare fatta di viaggi, deportazioni, incontri, scontri e separazioni. Paese infinito è in tutto e per tutto un romanzo caleidoscopico con talmente tanti rimandi, significati e influenze che è impossibile elencarli tutti. Non è però possibile non citare quantomeno l’importanza dei miti e delle leggende colombiane che sono, per la Talia statunitense, l’unico appiglio con il suo passato da colombiana. Oppure, scollinando all’interno dello scivoloso territorio della politica, non si può non rabbrividire davanti alla descrizione delle condizioni in cui le famiglie di migranti sono costrette a vivere. Condizioni che spingono Nando, il fratello di Talia, a chiedersi “cosa si debba provare a essere un bianco americano e a sapere che puoi fare tutto quello che vuoi perché nessuno di quelli a cui vuoi bene può essere deportato”. Da qualunque punto di vista lo si guardi, o lo si legga, Paese Infinito ha qualcosa da dire, a tutti.