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Papà non ha più paura degli stranieri (grazie a me)

Papà non ha più paura degli stranieri (grazie a me)

Rebecca ha una storia da raccontare: riguarda il suo papà. La mamma di Rebecca non c’è più e lui è il suo eroe: è alto, forte, intelligente e paziente. Fa tutto per lei: la fa ridere e si esibisce in trucchi di magia. Ed è anche coraggioso, ma ha una paura inconfessabile: delle persone con la pelle nera. Si sente oppresso da loro, li vede sporchi, sguaiati, beceri. Rebecca è spiazzata da questa paura del padre, anche perché la sua amica del cuore è Banja, una bambina della Tanzania, che abita con i suoi genitori in un appartamento in cui Rebecca va spesso a giocare. Vorrebbe anche lei invitare la sua amica a giocare a casa, ma non lo fa per via del padre. Quando Banja la invita alla sua festa di compleanno, il successivo sabato pomeriggio, Rebecca ha un’idea per fare una sorpresa alla sua amica: chiedere a suo padre di esibirsi per lei nei suoi trucchi di magia nel giorno del suo compleanno. Così comincia dal lunedì a comportarsi come un angelo: pulisce la casa, riempie il papà di attenzioni, cucina per lui, esegue i compiti con calligrafia ordinata, come piace a lui. Finché arriva il momento giusto per fare la sua richiesta. E suo padre non può far altro che annotare sull’agenda il giorno e l’orario della festa...

L’autore siro-tedesco Rafik Schami racconta questa storia attraverso il tratto riconoscibile di Ole Könnecke, pluripremiato illustratore tedesco: i suoi disegni ricordano i fumetti, tanto che a volte dividono le pagine in tante vignette, accompagnate da testi brevi; all’allungarsi del testo si restringono in un’unica illustrazione. Rafik Schami è considerato una delle figure di spicco della letteratura tedesca sui migranti e questa storia e proprio di loro che vuole parlare. L’autore vorrebbe guardare gli stranieri con gli occhi di un tedesco, ma in realtà quello che racconta è la sua visione di come i tedeschi vedono gli stranieri. I luoghi comuni e i pregiudizi che ne vengono fuori sono quindi doppi, forse tripli. Di certo semplificati dal racconto di una bambina, ironici, grossolani. Vuole essere una storia sulla difficoltà degli adulti ad accogliere le diversità e, all’opposto, sulla naturalezza dei bambini e delle bambine nel farlo.