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Parigi anno zero

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All’improvviso, nell’appartamento dove Fabrizio vive con la sua famiglia, tutte le luci si accendono. L’elettricità è tornata e con essa anche l’acqua. Fabrizio avvisa la moglie Fatima e comincia a darsi da fare per sfruttare al massimo il momento favorevole: corre in bagno per avviare la lavatrice, carica ormai da più di cinque giorni, spinge il pulsante dello sciacquone, che si porta via l’urina di una settimana, poi passa in cucina per cuocere le tre uova che è riuscito in qualche modo a procurarsi e si prepara a far bollire tutta la pasta che ha in casa. Anche Fatima si mette all’opera e comincia a riempire delle taniche di acqua, quando le urla della piccola figlia Valentina la interrompono. Noncurante delle esortazioni di Fabrizio, che la invita a controllare la bambina in un secondo momento, la donna interrompe quello che stava facendo e va a dare un’occhiata. Nel frattempo, Fabrizio va in bagno e apre al massimo il rubinetto della doccia per riempire la vasca per il bagnetto della figlia. Dalla camera continuano a giungergli le urla disperate della piccola, ma pensa che si tratti di una reazione normale al fatto di essere stata svegliata di colpo. Dopo essere tornato un attimo in cucina per controllare la cottura delle uova e la bollitura dell’acqua per la pasta, entra finalmente nella stanza della figlia per avvisare le due donne che il bagnetto è pronto. Valentina sta continuando a strillare e a poco servono le cure della madre, che la culla su una spalla. E quando Fatima alza la testa, nei suoi occhi Fabrizio vede un’espressione piena di paura. La piccola scotta tantissimo. In qualche modo, bisogna riuscire a chiamare un medico…

Quello che si è aperto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è uno dei più lunghi periodi di pace che l’Europa occidentale abbia mai conosciuto. Un periodo talmente lungo da poter anche indurre il pericoloso pensiero che la pace sia una cosa del tutto scontata. Il presupposto di partenza di Parigi anno zero è proprio che la pace sia invece una conquista preziosissima, che va difesa a tutti i costi. Vivere nell’illusione che essa sia una cosa ovvia espone al rischio di trovarsi del tutto spiazzati e impotenti, nel momento in cui essa dovesse venire meno. Fabrizio, il protagonista del romanzo, si è cullato a lungo nell’illusione che lo scoppio di una guerra fosse del tutto impossibile, per poi svegliarsi un brutto giorno in mezzo a una Parigi devastata, dove anche le cose più normali e quotidiane come poter usare luce e acqua, o procurarsi le medicine per la propria figlia malata, diventano delle imprese impossibili. Parigi anno zero racconta il lungo viaggio notturno che Fabrizio è costretto a compiere, in una Parigi distrutta e completamente irriconoscibile, scansando pericoli e pallottole, muovendosi tra disperazione e povertà, per cercare di salvare sua figlia. Un viaggio che richiama tutti noi alla responsabilità di conservare il prezioso dono che le generazioni passate ci hanno consegnato, trasmettendolo intatto ai nostri figli. Un viaggio che Parigi anno zero racconta in modo vivido ed efficace, anche se forse un più accurato approfondimento delle ragioni alla base dello scoppio del conflitto avrebbe reso il romanzo ancora più incisivo e convincente.