
Rimandi interni, corrispondenze intertestuali e motivi tematici legano il principio alla fine con una linea curva su cui s’innerva la ricerca del poeta di scorgere l’infinito racchiuso nell’infinitesima irresoluzione di ogni orizzonte possibile: “Cercandone/ la traiettoria e il balzo,/ (la punta delle dita/ a disegnare spazio)/ un altro cielo si disvela,/ che il buio ora nasconde”. Con preziosa levigatezza meditativa egli avvolge di sguardi il mondo segnato da una traiettoria di vita mai diritta e scontata e pure ne riesce a controllare le contraddizioni del vivere in un convincente spessore artistico, capace di percepire entità marginali del quotidiano come epifanie dell’anima profonda di una natura, a cui i versi restano indissolubilmente legati: ”Poi, consumato come una cometa,/ mi guardo intorno e vedo solo spazio/ ma tutto ruota come un’armonia/ di voci e corpi rotti dal silenzio/ delle parole che non sanno dire”…
Ancora una volta, nei versi di questa voce intensa e appartata della poesia contemporanea, il poeta alessandrino manifesta la propria natura di lingua del sogno, incamminandosi verso suoni e silenzi di una remota landa lunare. Un altrove metafisico da cui s’irradia e verso cui converge tutta la sua umana ricerca. Per quest’avventura Gianfranco Isetta sperimenta soluzioni formali nuove: non più i versi calibrati e armoniosi delle precedenti raccolte, ma versi e strofe capaci di trasformare la poesia in un ritmo battente e duttile, piegato ad assecondare ogni movimento interiore, a esprimere tutta la problematica essenza di una parabola esistenziale. Un libro singolare, cifrato da un lirismo alto e da un’autentica sofferta originalità, che strappa al lettore un convinto consenso per gli arditi cimenti di una vocazione poetica che fa di Isetta un classico minore. E un’ammirazione per la sua contestuale volontà di sottrarsi, almeno per ora, al monumento dell’opera compiuta.
Ancora una volta, nei versi di questa voce intensa e appartata della poesia contemporanea, il poeta alessandrino manifesta la propria natura di lingua del sogno, incamminandosi verso suoni e silenzi di una remota landa lunare. Un altrove metafisico da cui s’irradia e verso cui converge tutta la sua umana ricerca. Per quest’avventura Gianfranco Isetta sperimenta soluzioni formali nuove: non più i versi calibrati e armoniosi delle precedenti raccolte, ma versi e strofe capaci di trasformare la poesia in un ritmo battente e duttile, piegato ad assecondare ogni movimento interiore, a esprimere tutta la problematica essenza di una parabola esistenziale. Un libro singolare, cifrato da un lirismo alto e da un’autentica sofferta originalità, che strappa al lettore un convinto consenso per gli arditi cimenti di una vocazione poetica che fa di Isetta un classico minore. E un’ammirazione per la sua contestuale volontà di sottrarsi, almeno per ora, al monumento dell’opera compiuta.