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Passaporti

Passaporti

Un viaggiatore arriva ad Algeri, una città in cui “non avevano di lui nessuna immagine”, armato di taccuino e macchina fotografica. Sale su un bimotore per Ghardaia, dove cinque città di fango sembrano sorgere da un cratere lunare. Da qui arriva a Chenoua Plage, il luogo che vide la morte di Mersault, il personaggio della Mort heureuse di Camus… Il 7 agosto 1880, Arthur Rimbaud approda ad Aden, “il varco da cui passavano le mercanzie dell’Asia”. Non scrive più poesie, solo lettere. Arrivato ad Harar, la città in cui morirà, scatta le uniche fotografie del suo viaggio africano… Alessandria d’Egitto è la città in cui abitò Konstantinos Kavafis, “il grande evocatore di storie alessandrine al tempo dell’impero romano”. Quelle storie furono cancellate dal grande incendio della più celebre biblioteca della storia… Nel suo eterno peregrinare, Walter Benjamin trovava spesso ricetto presso l’ex moglie, Dora Sophie Keller, a Villa Verde, presso Sanremo. Ma il luogo che Benjamin aveva eletto ad angolo di pace per il proprio studio era Ibiza. Con sé aveva sempre il proprio baule, “emblema della fuga, di un tesoro, di un segreto, assai agognato tanto dagli amici quanto dai nemici”… Berchtesgaden, meglio conosciuto come “nido dell’aquila”, è ormai diventato una meta turistica. Hitler preferiva trascorrere le sue giornate al Berghof, la “cancelleria bucolica” del nazismo. Tuttavia, ai giorni nostri, del Berghof non rimangono che macerie, mentre Berchtesgaden è persino provvisto di un ristorante per i gitaioli… Abita a Genova, in via di Pre’, dentro due piccole stanze. Nella strada sotto casa sua ha trovato una libreria, Books in the Casba, in cui trascorre le sue giornate, pur avendo perso la sua capacità di leggere. Presto si accorge che questa via è stata plasmata dalla “storia globalizzata”, con le sue migrazioni e il suo rimescolio delle etnie… In un cimitero dell’Isola d’Elba, dietro un semplice schermo di malta, riposa Hervé Guibert. Come Foucault, di cui fu amante, morì di AIDS. Aveva appena compiuto trentasei anni. La sua memoria è custodita non solo dai suoi scritti, ma anche dalle sue fotografie, testimonianze di un “fortissimo narcisismo autobiografico”… Prima che arrivasse il turismo, i paesetti delle Cinque Terre, tra cui Monterosso al Mare, erano quasi inaccessibili, chiusi in una millenaria solitudine. Poi arrivarono i forestieri, che comprarono dei pezzi di terra per pochi soldi e ci costruirono le loro ville. Tra di essi venne anche “l’autentico inventore del paesaggio delle Cinque Terre”, Eugenio Montale… Ci sono scorci di Parigi che ricordano le pagine del libro-mondo di Jacques Yonnet, Rue des maléfices. Chronique secrète d’une ville. Un viaggio al centro della terra, “rito iniziatico ai sotterranei tubi di scarico del mondo”. Il viaggio di Yonnet è quello tra le quinte di un mondo altro, in cui a trionfare sono il deforme, l’ammirabile, il freak… Al Café Chinois di San Pietroburgo, Puskin beve l’ultima cioccolata calda prima di avviarsi al duello con il barone Georges d’Anthés, presunto amante di sua moglie. Nel secolo successivo arriva Lenin, alla cui memoria la città sarà ribattezzata. San Pietroburgo è una città in bilico tra la proletaria lingua russa e quella aristocratica francese… A Taranto arriva l’immigrato ebreo Laszlo Nagy, di professione dentista. Ben presto l’ungherese si accorge che proprio intorno a lui, in quelle campagne povere e sperdute, sta riaffiorando l’oreficeria tarantina della Magna Grecia… Otto Witte è stato per cinque giorni, dal 15 al 20 febbraio 1913, re d’Albania sotto le mentite spoglie di Halim Eddine, principe turco. Nel 1932 è riuscito a raccogliere le firme per la propria candidatura alle elezioni presidenziali tedesche, quelle a cui partecipa anche Adolf Hitler… Prima di trasferirsi a Parigi, James Joyce ha abitato per lunghi anni a Trieste, dove ha fatto da insegnante a Ettore Schmitz, poi conosciuto nel panorama letterario come Italo Svevo. Ma Trieste è anche la città in cui è stato assassinato Johann Joachim Winckelmann… Al Romanisches Café di Berlino si incontrava una nutrita schiera di scrittori, critici, pittori, musicisti, attrici e personaggi bizzarri. A spiccare era soprattutto Cohen-Portheim, che viveva a Berlino con il cuore a Parigi. Erano gli anni di una Berlino che si stava trasformando, quelli dell’hotel Adlon e delle Bierabend, le serate intorno alla birra a cui partecipavano Ribbentrop e Göring…

Passaporti è il terzo libro pubblicato per il Saggiatore da Giuseppe Marcenaro, dopo Dissipazioni e Scarti. Come i suoi predecessori, anche questo volume è il prodotto della capacità di Marcenaro di ripensare al mondo attraverso un’inestinguibile curiosità e, soprattutto, grazie alla capacità di seguire le più nascoste tracce dell’umano che, anche se dimenticato, hanno lasciato una tenue impronta nello spazio e nel tempo. Uomo di cultura poliedrico, Marcenaro è giornalista, critico e saggista dai mille interessi, competenze che trasfonde magistralmente nelle sue opere. Passaporti è una raccolta di brevi racconti che mettono in scena la complessità sociale, temporale e ontologica di varie città del mondo. Dall’Africa di Algeri e Harar, all’Europa di Parigi e Berlino, fino all’amata terra ligure, con Genova e le Cinque Terre, gli agglomerati umani si presentano come un dedalo di richiami che oltrepassano le epoche e le storie di singole personalità. Benjamin, Camus, Montale e Rimbaud sono solo alcuni dei personaggi di cui si ricostruiscono i movimenti, sia geografici che interiori. La meticolosità della ricostruzione storica e sentimentale fa il paio con l’esibito esoterismo del sottotitolo: il viaggio di Marcenaro attraverso le stratificazioni storiche, temporali e culturali delle città da lui visitate è un viaggio per pochi iniziati. Grazie a una fitta trama di rimandi letterari, che devono molto alla cultura francese della Parigi novecentesca, e all’abilità investigativa dello studioso più fine, Marcenaro riesce a produrre delle piccole perle in prosa che sembrano rimandare il bagliore di una realtà che travalica la materialità del reale.